31.3.10

Meglio assecondarla

Ancora sul confronto con le altre mamme: qui a Londra - come, suppongo, in ogni altra metropoli cattiva, affannata e incasinata che si rispetti - dilaga la mania dei corsi fatti CON i propri figli. Proprio così: la creatura non si manda più a nuoto o a musica, in modo da avere due ore di respiro, macchè: bisogna buttarsi in acqua con lei, infangarsi giocando a calcio, shakerare maracas con convinzione.
Se poi la creatura è femmina, la madre ha praticamente l' obbligo morale di spendere con lei del quality time facendo shopping, andando dal parrucchiere, frequentando corsi di cucina, giardinaggio, baby pilates...

E ' abbastanza evidente che si tratta di un'idea assurda. A una bambina di tre anni tutto quello che serve è una mamma che si sieda per terra a giocare con lei dimenticandosi delle altre diecimila cose da fare. Eppure, pressure is on, ed il senso di colpa per il mancato raggiungimento degli standars dettati delle mamme locali giace nell'ombra.

Così sabato scorso ho deciso di dedicare il pomeriggio esclusivamente a Verdun, lasciando soli gli uomini di casa a divertirsi insieme (leggi dormire).
Il programma era il seguente: gita alla biblioteca locale per partecipare a un'attività per piccoli, tappa cappuccino e cantuccino da starbucks, veloce commissione da boots, che sarebbe la farmacia.
Io all' idea di passare il pomeriggio only girls ero chiaramente sovraecciatata da giorni. Anche Verdun appariva abbastanza entusiasta, inizialmente. Già.
Non avevamo tenuto conto di alcune variabili tipiche londinesi: la pioggia continua, la metro strapiena, la calca umana su oxford street, la bambina che le ha soffiato il libro dei teletubbies che aveva puntato alla library, il salto in farmacia che è diventato una deviazione di un' ora a causa tre linee della metro sospese per lavori.
Insomma, sono arrivata a casa la sera stravolta. Verdun era appena un po' più in forma, ma del resto sono io che ho tenuto in braccio lei, non viceversa.

Alle sette e mezza, in perfetta sincronia con la pasta appena scolata, chiama la nonna, con il sempre più palese intento di accertarsi che la nipote si mantenga in salute nonostante l' incompetenza dei genitori.

Risponde Verdun, ovviamente:
"Heho. Wa wa iu."
(Hello. How are you. - proprio così, zero intonazione: sooo british)

"Ciao! Mi riconosci? Sono la nonna! Non mi dici ciao? Stai mangiando? Cosa stai mangiando? E tuo fratello dov' è? Che fa? Ha già mangiato lui? A cosa stavi giocando? Quando vieni a trovarmi? Cosa hai fatto oggi di bello?..."

Verdun (approfottando di una pausa della nonna per riprendere fiato):
"Metro. 'aibrari. Babucks. Metro. Boots. More metro. Cà. Bom."
(Metro. Library. Starbucks. Metro. Ancora metro. Casa. Fine delle danze.)
Non so se meravigliarmi di più per la sua prodigiosa memoria, la prodigiosa scarsità di vocabolario, o la secchezza con cui la sequenza degli eventi è stata comunicata - sottinteso, ma abbastanza esplicito nel tono: Avrei preferito di gran lunga stare a casa a giocare con il lego, ma sembrava che mamma ci tenesse parecchio.

Grazie Verdun, perche a due anni e mezzo hai capito che la mamma, anche se a volte si sente un po' incerta e inadeguata, cerca sempre di fare del suo meglio, e perciò ogni tanto va assecondata, anche con palese condiscendenza. Se non altro, stritolate nella metro ci siamo coccolate tanto .

Nella foto: Verdun gioca alla metro: si infila in una scatola, stritolata fra le sue bambole, ricreando fedelmente l' ambiente del Tube nell'ora di punta. Notare la Oyster (l' abbonamento della metro) pronta in mano, da vera pendolare. Such a pro.



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