30.6.10

3 is a magic number

Ha accettato di buon grado l'idea della visita al London Zoo in alternativa al birthday party, reso impossibile dalla mancanza di spazio e di contatti sociali. Però, per chiarire la sua posizione, ha preteso di legare al passeggino un palloncino rosa con scritto il suo nome e "3". Ha voluto pagare lei i biglietti d' ingresso, ma si è dovuta far prestare la carta di credito dal padre. Si è impossessata della visitor map, e non l'ha più mollata, ostentando una sicurezza che neanche baden powell. Ha imparato alcuni vocaboli nuovi fondamentali, tipo: okapi, emù, flamingo. E' rimasta incantata davanti alle giraffe. Si è arrabbiata con i leoni, che, cotti dal sole, non muovevano un dito. Ha sguazzato come un duck nel parcogiochi d'acqua; ha fatto la bulletta con una bimba più piccola, e obbedito con fervore alle istruzioni di una cinquenne. Ha cercato di parlare in italiano, ha capito che non funzionava, she switched to english. Non ha voluto dormire dopo pranzo: è stata irascibile e instabile tutto il pomeriggio, ma non ha ceduto, con una determinazione che si fa sempre più allarmante. Tornata a casa, non ha detto neanche ciao ai nonni che l' hanno chiamata per farle gli auguri, perchè troppo impegnata a trafficare con il lego. Ha mangiato tre bicchieri di fragole, si è fatta il bagnetto, ha visto due episodi di peppa pig. Ha cantato Twinkle Twinkle Little Star al fratello. Quando si è addormentato, ha azzardato un " 'acciamo i matti?", stroncato sul nascere. E' crollata, sfinita, alle dieci, sulla terza pagina del "Gruffalo", ricordandoci come compiere tre anni possa essere esaltante e stremante allo stesso tempo.
Buon compleanno, Verdun!

29.6.10

"Home ripening"

In vacanza i Signori Bambini scoprono la frutta; poi si torna a casa e sono sottoposti a cocenti delusioni. Succede ogni volta che mettiamo piede fuori da Londra, e non perche qui non ne mangino, anzi. E' solo che a Londra la frutta fa pietà. Anche la verdura, a dirla tutta, ma in questa sede ci concentreremo sulla frutta.

Il vero Londoner mangia la frutta solo per via dell' imperativo morale dei 5-a-day; o perchè, solo recentemente, ha capito che la patata non può soddisfare in toto il fabbisogno vitaminico di un uomo; o perchè ha letto qualche volantino allarmistico dell' NHS o un ritaglio del Sun sull'aumento dei casi di rachitismo nella lovely.
Fatto sta che nessuno mangia la frutta perchè è buona, per piacere: infatti, la frutta a Londra è praticamente insapore.

Raccontavo come nell'agriturismo toscano i Signori Bambini avessero fatto alcune scoperte del tipo: le albicocche crescono sugli alberi, sciolte, anzichè germinare spontaneamente in eleganti vaschette sugli scaffali di waitrose.
Ma il vero risvolto esaltante della cosa consiste nella scoperta dell'esistenza di un gusto proprio dell' albicocca, diverso dalla mela, dalla pera, dai pomodori: il fatto che tutta l' ortofrutta proposta da waitrose abbia lo stesso non-sapore non è estendibile su larga scala. Surprise!

Inoltre, chi l 'avrebbe mai detto, esistono diverse fasi nella vita di un'albicocca: verde, matura, marcia. E non hanno tutte esattamente la stessa grandezza, ce ne sono di grandi e piccole: per spiegare l'aspetto rivoluzionario di questa osservazione, ci tocca tirare in ballo ancora una volta Mr waitrose, che vende albicocche di pietra, tutte identiche, nello steso stato di pre-maturazione destinata a non realizzarsi MAI.
Le vaschette di frutta sono infatte taggate da un cartellino che reca l'ambigua scritta "Home ripening": letteralmente "matureremo a casa", praticamente "non solo appariamo come frutta di carta, ma sappiamo proprio di carta. Esiste in effetti una remota chance che una di noi maturi nella tua cucina. Ah-ah. Good luck about that."

Suppongo ci siano dietro ragioni prettamente economiche, dato che "congelando" la frutta in questo stato di non-maturazione vuol dire farla marcire solo molto tardi, e buttarne via meno. Chissà come fanno: la frutta in questione è importata quasi tutta dal sudafrica, dove, come conferma l'amica Mercia di Johannesburg, la frutta è più dolce della cioccolata. I conti non tornano.

L'alternativa ci sarebbe, si chiama Whole Foods, una catena americana di alimentari che ha aperto una sede a Londra - credo l' unica in Europa- un paio d' anni fa: fare la spesa da whole foods è un'esperienza trascendentale. E' tutto perfetto, profumato, pulito, organizzatissimo: c'è l'esperto dei formaggi, l'amico della frutta, il consigliere dei salumi; tutti sorridono come se pagassero per lavorare lì. Purtoppo qui invece i conti tornano benissimo, e il whole foods londinese (a differenza di quello americano), è inaccessibile per le nostre tasche, come del resto per quelle del 99% della popolazione. Solo quando ero incinta andavo apposta a comprare i finocchi, introvabili altrove per metà dell'anno. Ma scaduti i nove mesi, fine delle concessioni (no regrets). Ogni tanto faccio ancora lo stesso un giro a vanvera.

Nello spazio tra una vacanza e l'altra, Verdun si dimentica del doloroso ritorno alla realtà quatidiana: così, tornati dalla Toscana, appena siamo andati al supermercato ha puntato le albicocche locali. Poi, a casa, dopo averne addentata una , mi ha guardata storta e ha dichiarato:

"No aplicot 'etta!"

Come darle torto.

23.6.10

Pinocchietti


Partirono per la Toscana carichi di speranza e buoni propositi, senza un ombrello o una maglia pesante perchè ormai contagiati dal pregiudizio very british "Italia Marocco, una fazza una razza".

Furono puniti: la ridente Collodi li accolse con una settimana di pioggia a intermittenza, uno scenario fin troppo familiare. Eppure, nonostante l' umidità del 200%, la Toscana conserva il suo fascino; e questa zona in cui siamo stati, tra Lucca e Pistoia, è anche più bella di come la imaginassi, molto più verde e collinare delle provincie più a sud, che conoscevo già.

Sei giorni in eremitaggio, senza cellulari, internet, nè recapiti di nessun tipo, lasciando a casa tensioni e preoccupazioni sul futuro, che in questo periodo a volte prendono la meglio. Ci ha fatto molto bene, a tutti e quattro.

Io ho vissuto la mia esperienza mistica nella biblioteca della Fondazione Collodi, dove una bibliotecaria slightly over-enthousiast, suppongo per il fatto che non ci sia grande viavai, ha tirato fuori dagli scaffali prime edizioni di tutta la letteratura infantile italiana post-unitaria, corrispondenza originale di Collodi, saggistica e critica su Pinocchio degli ultimi centocinquant'anni ...

Chiaramente, questo è il tipo di esperienza che puo esaltare solo due categorie di persone, e cioè: a)bibliotecari di nicchia, e b)tesisti su Pinocchio. Un genere di entusiasmo un po' difficile da trasmettere, insomma.

Ne ho avuto la prova quando cercavo di spiegarlo a H, ("Pensa, oggi ho visto la prima edizione del Giannettino!", " Guarda, qua è dove è nata la nonna di Collodi!", and so on), il quale nella vita si occupa di plasmi spaziali; prima di conoscermi, per lui Pinocchio era un personaggio di un cartone di walt disney che non aveva visto, e anche tuttora, nonostante il coinvolgimento passivo, mantiene un discreto livello di aperto disinteresse.
Comunque, anche lui ha vissuto la sua esperienza mistica grazie al contatto praticamente ininterrotto con i SB e alla quantità significativa di pillole assunte per fronteggiare l' allergia al polline durante il soggiorno in agriturismo.

I nostri Signori Bambini, come sempre, mi hanno stupita per la loro fantastica capacità di adattamento e per il loro sguardo sempre attento ed entusiasta.
In questa vacanza si sono scoperti naturalisti, e hanno fatto lunghe passeggiate nel bosco, nell' uliveto, nella vigna. Il giovane Pierrot era mesmerized dalla luce e dai colori, molto piu vividi di quelli a cui è esposto a Londra. Verdun ha scoperto che la frutta cresce sugli alberi, ha annusato fiori che profumavano sul serio, ha assistito al suo primo temporale con tuoni e fulmini.


Approfittando di una pausa tra un acquazzone e l' altro, una mattina abbiamo fatto una passeggiata lunga lunga in mezzo ai boschi per arrivare al Parco di Pinocchio , che è il genere di oasi pensata davvero per bambini di ogni età - una sorta di giardino botanico solcato da diversi sentieri attraverso cui ci si imbatte nelle statue dei personaggi del libro.
Verdun è stata particolarmente impressed dal pescecane, è entrata tre volte nella pancia e due sulla testa. Pierrot ha dato un bacino al Pinocchio trasformato in ciuchino, palesemente commosso dal suo triste destino.






Alla sera, prima di dormire, racconto a Verdun qualche episodio di Pinocchio: lei è attentissima. Ho un edizione della Giunti molto ben illustrata da Attilio Mussino. Non sono disegni ricchi e suggestivi come quelli di Innocenti, ma sono più child-friendly nella loro semplicità. A Verdun piacciono molto, specialmente quelli del gatto e la volpe.

Mi ricordo di quando era mio padre a raccontarci le avventure di Pinocchio: gli piaceva particolarmente quella del campo dei miracoli, suppongo per la morale "i soldi non crescono sugli alberi", leitmotiv di una vita. Mi piace intravedere un filo tra la ricerca per la tesi e quelle avventure ascoltate con gli occhi mezzi chiusi, e pensare che un giorno anche i SB potranno trovare ispirazione nel ricordo di una storia raccontate a bassa voce, appena prima di dormire.

15.6.10

Fauna londinese

Purtroppo, le simpatie di Verdun sono riservate agli animali di pezza. Con quelli veri non ha un gran rapporto. Non che Londra offra granchè in termini di fauna locale, eppure

Verdun ha paura dei cani: quando ne vede uno si irrigidisce e vuole essere presa in braccio a tutti i costi. Temo che abbia percepito la mia ostilità nei confronti della specie canina; a dire il vero, non serve essere proprio dei sensitivi, considerando che quando vedo un cane in genere cambio compulsivamente marciapiede rischiando di essere asfaltata, io, phil&ted e pargoletti. Imputo tutto a un bassotto che mi ha morsa quando avevo quattro anni: mi piacevano i cani, all'epoca, mi ero avvicinata per fargli una carezza. Se non altro, Verdun non corre rischi.

La pargoletta ha anche paura degli scoiattoli. Fa un po' ridere letta così, ma va detto che a Londra gli scoiattoli non sono molto child-friendly: intanto, sono enormi, più che cip e ciop sembrano pantegane con la coda; se si alzano sulle zampette posteriori sono praticamente alti come Verdun.
Di questa fobia posso scaricare la colpa ad H, che durante una passeggiata a kensington ha pensato bene di lasciare che Verdun offrisse una nocciolina a uno scoiattolo, il quale, un po' troppo eager, le ha morso anche due dita: a ognuno il suo trauma infantile.

A Verdun non piacciono neanche i piccioni, ma dato che sono significativamente più piccoli di lei fa la spavalda, e (finchè non si avvicinano troppo) proclama con convinzione: "Pigeon! Go away!", e poi fa la mossa del kung fu panda.

Più ermetica è stata la manifestazione di un'altra fobia.
Capitava di vederla schizzare da una camera all'altra come se la stesse inseguendo qualcuno.

"Verdun, tutto bene?"

"Bi"

"Vuoi dire Si?"

"No, ti. Bi!"

Il genere di conversazione di avrebbe ispirato Mel Brooks.
Comunque, ho poi scoperto la presenza di un moscone, che Verdun chiama Bee, che tecnicamente sarebbe ape ma per lei indica tutta la categoria insetti.

Siamo in partenza per una breve vacanza nell' entroterra toscano, giustificata da fini accademici - ricerca sulla mia tesi su Pinocchio. Cinque giorni in agriturismo, proprio di quelli in mezzo alle vigne e ai frutteti: probabilmente, la cosa più british che abbia mai fatto. Si prevedono sole, secchezza e animali veri, tre cose con cui i SB hanno scarsissima familiarità. Speriamo in bene!

13.6.10

Dog

Verdun fa progressi: ormai sproloquia che è un piacere, mettendo insieme anche quattro o cinque parole, tralasciando predicati verbali, articoli e preposizioni, ma noi siamo comunque very appreciative.
Anch'io faccio progressi: posso assumere a bacchetta questa espressione infinatamente comprensiva e convinta di fronte alle frasi più assurde - in effetti, mi sono esercitata allo specchio .
Così ci infognamo sempre più spesso in conversazioni surreali in cui lei sentenzia incomprensibilmente, e io annuisco&sorrido, e poi cambio discorso (credo). Viste da fuori, dobbiamo sembrare due vecchiette sorde.

Oggi, dopo avere trafficato da sola per buoni dieci minuti mentre io intrattenevo Pierrot, arriva ad annunciarci:

"O ciai, mamma, dog 'lligator 'dinetti "

"Verdun, l' unica interpretazione possibile di queste quattro parole in croce è che il cane sta portando l' alligatore ai giardinetti. Riformula, please."

"Ti, ti! No bu-gia me. Guadda!"





In effetti pareva proprio che Dog avesse deciso di sfidare le temperature novembrine della british summer per far sgranchire le gambe al coccodrillo (mi ha ricordato una scena della Carica dei 101 che ho visto l' ultima volta almeno vent'anni fa - potere ipnotico di Walt Disney).


Comunque, ho deciso che il vecchio Dog si merita un post - qualunque oggetto animato o inanimato che riesca a intrattenere Verdun per dieci minuti se lo merita, ma lui un po' di più.

Le è stato regalato per il battesimo, quando lei aveva sei mesi, da amici di miei suoceri che non so neanche che faccia abbiano. Per Verdun è stato amore a prima vista; io, viste le dimensione, l' impossibilità di lavarlo per via dei meccanismi elettronici (la bestia parla e canta improbabili versioni italiane di nursery rhymes inglesi), e la generale inutilità di giocattoli così elaborati per una donnina di sei mesi, l' ho imediatamente catalogato come Ciapapuer, ed è stato abbandonato a casa dei miei, 'che già la ryan fa imbarcare solo dieci kg, dove me lo metto il cane parlante.

Quando però siamo tornati a trovare i nonni qualche mese dopo, Verdun era in grado di esprimere la propria volontà, così abbiamo dovuto portarlo a Londra. Io ero molto scettica, pensavo che se ne sarebbe dimenticata prestissimo.

Macchè.

Contrariamente a tutte le previsioni, Dog è diventato il suo giocattolo preferito in assoluto.
C'è stato il periodo "Parla con Dog", in cui Verdun non spiccicava parola con nessuno, ma con lui aveva delle lunghissime conversazioni monosillabiche, con pause, domande e tutto.
E' seguita la fase "Chiedilo a Dog", in cui la bestia veniva interpellata per ogni decisione, del tipo:

"Verdun, dove vuoi andare oggi pomeriggio, giardinetti o biblioteca?"

"Dooog! 'Etti o aibrary?" (Dog poteva metterci fino a dieci minuti a raggiungere un verdetto. Rather frustrating, sul lungo termine)

Quando ha iniziato a rendersi conto che la stessimo sgridando, Dog è diventato lo scaricabarile d' eccezione:

"Chi ha buttato il giornale nella spazzatura? Non l' avevo ancora aperto!"

"No me, Dog."

Quando poi ha capito di essere poco credibile ha smesso di usarlo come capro espiatorio, ed è diventato l'oggetto transfer. Ad esempio, appena arrivata a casa dalla nursery lo cacciava in un angolo della casa e blaterava per cinque minuti in tono decisamente dispotico- monologhi che si concludevano sempre con "Say sorry!" o "Share, okay? OKAY?" (se non altro, uno impara un sacco a proposito delle pratiche educative dell'asilo).
Poi è arrivato Pierrot, e Verdun ha trovato un nuovo oggetto su cui proiettare tensioni, più interattivo diciamo.

Dog ha ormai due anni e mezzo, che per un pupazzo fisher price equivalgono a duecentocinquanta anni umani. E' sporco da far paura, affetto da mutismo da pile scariche, ridotto a portare a spasso l'alligatore come un Crocodile Dundee sul viale del tramonto. Ma Verdun non desiste, Dog è unico e insostituibile. Ci toccherà portarcelo negli States? No way.

10.6.10

Appendix

Un commento critico ("costruttivamente critico", avrebbe detto la mia direttrice) sul post sul cervello di mamma mi ha fatto pensare più approfonditamente alla questione del valore della maternità nell'ambiente lavorativo. Chiaramente, sull'argomento si potreberro scrivere un paio di trattati, perciò ridotto a un post lascia spazio a fraintendimenti.

Tento di chiarirmi un po': quello che auspico non è una "quota mamma" per i datori di lavoro. Io non mi sento migliore di nessuno solo perchè ho due figli; una versione migliore di me stessa, però, si. Tra le altre cose, la loro presenza mi ha resa piu serena, più concentrata, mi ha aiutata a stabilire delle priorità da mantenere - o forse sto solo invecchiando :)
E' anche vero che questo genere di qualità si conquistano in tanti modi, essere genitore è solo uno - alcuni fortunelli NASCONO addirittura così! (tipo H)

Quello con cui mi piacerebbe avere a che fare sarebbe un mondo del lavoro dove, ad esempio, eventuali "buchi" professionali nel curriculum dovuti a tempo preso per dedicarsi alla cura di una persona (non necessariamente una PICCOLA persona: il lavoro di chi si prende cura degli anziani, per esempio, è ancora più sottovalutato, purtroppo) non vengano considerati come vacanze dall' ipotetico datore di lavoro; o dove il part-time non sia visto come una richiesta spudoratamente egoistica, ma come una necessità; o dove chi non fa a gara a chi esce più tardi per cercare di fare un lavoro decente anche come genitore non sia visto come l'anello debole; e così via, utopizzando...

(thanks, Lilja)

7.6.10

Mundial

Tre giorni al calcio d'inizio dei mondiali del Sudafrica...

Istantaneo flashback al 9 luglio 2006: Elle e H, all'epoca childless and sans soucis, arrivano stremati a Berlino, dopo un viaggio in pullman da Londra di 18 ore. Gli aerei erano tutti pieni quando finalmente si decisero a prenotare, e così l' unica alternativa rimasta per raggiungere Berlino fu con questa compagnia di bus ucraina, che potremmo definire "minimalista".
Questo viaggio allucinante ebbe poi diversi risvolti positivi: ad esempio, adesso posso simpatizzare più facilmente con le colf moldave; inoltre, quella sera l' Italia vinse i mondiali, perdipiù contro la France, e, insomma, valeva la pena esserci. A dirla tutta, quella notte entra a pieno titolo tra le cinque più emozionanti della mia vita, insieme a quelle in cui sono nati i pargoletti, e un paio d'altre.

Ora, mi informa mio fratello, che è molto più esperto in materia di me, che questa volta abbiamo una squadra parecchio più scarsa.
Sarà. Se non altro, sono brocchi eleganti: magari un po' tamarri, in Dolce e Gabbana, ma comunque abbastanza stilosi.
Soprattutto, ad esempio, se messi a confronto con la nazionale inglese, che sfoggia una divisa marca Mark & Spencer. M&S è un supermercato: se la spacciano parecchio, alzano i prezzi, ma rimane un supermercato, dove trovi le magliette a due metri dai peperoni. In pratica, è come se Buffon si fosse presentato con il completo firmato Esselunga.
Persino il povero Capello ("don" Capello, come lo chiamano qua) aveva un'aria un po' abbattuta, nella foto ufficiale. Non che normalmente sfoderi un 'espressione particolarmente entusiasta, ma sembrava più torvo del solito.

Va detto però che qui in Inghilterra più che sui calciatori l' attenzione è focalizzata sulle WAGS, le Wives And Girlfriends: capotribù Victoria Beckam , vice la moglie di Rooney, le altre a seguire, non facili da distinguere.
Le wags sono facilmente identificabile da alcune caratteristiche:
.hanno un marito/fidanzato calciatore
.è in vendita un profumo con il loro nome
.è in vendita una loro autobiografia - il fatto che alcune di loro non abbiano ancora compiuto ventitre anni non fa alcuna differenza
.appaiono con allarmante frequenza su testate giornalistuiche del calibro di hello o closer
.nonostante i vestiti fighissimi, la chirurgia plastica, i viaggi in giro per il mondo, non riescono a togliersi di dosso un non so che di irresolubilmente insipido. "You can take the girl out of Liverpool, but you can't take Liverpool out of the girl", direbbero da queste parti. "Gnà fanno", direbbero altrove.
In un tentativo abbastanza disperato di scollarsi da questa immagine da gallinelle, il mese scorso cinque wags sono state in sudafrica per partecipare a un reality show costruito sul tema "vediamo quanto riuscite a sopravvivere nelle bidonvilles locali". Alla tristezza non c'è mai limite.

Insomma, vada come vada, in materia di stile Italia batte Inghilterra 1000 a zero.
E adesso, avanti con le cose serie: let the show begin!

2.6.10

Il cervello di mamma

Si discute, in Genitori Crescono, dell’ opportunità di inserire nel proprio curriculum professionale skills acquisiti attraverso l' esperienza della maternità o della paternità, vedi capacità di multistasking, problem-solving, teamworking, adattabilità a continui stravolgimenti di programma, estrema pazienza, raffinata comunicazione non verbale, capacità di resistere impassibili, per ore, davanti a soggetti ululanti, e avanti all'infinito, volendo.
Non è un idea strana, a pensarci bene: sono davvero abilità che si imparano solo sul campo, e che sono in genere immediatamente applicabili in tanti scenari professionali - mi sembra più significativo, per dire, che "5 anni nel Beinasco FC, ruolo: attaccante" - letto sul serio, qua non si inventa niente!

Il mio percorso è un po’ diverso, perché avendo sempre lavorato con bambini – come insegnante, istruttrice di nuoto, babysitter, organizzatrice di feste di compleanno da Mc Donalds – yes, yes!) certe attitudes and skills erano gia presenti in partenza – almeno sul curriculum : )
Ho comunque un' esperienza molto positiva in merito, che ho voglia di raccontare e di non dimenticare.
Sono rimasta incinta al penultimo anno di università, poi mi sono laureata comunque nei tempi previsti, proprio io che avevo cambiato indirizzo di studi mille volte, mai troppo convinta di stare facendo la cosa giusta: il miracolo è avvenuto in parte grazie ai salti mortali di H, in parte grazie alla presenza di Verdun che mi ha portata a concentrarmi su quello che facevo e a non perdere di vista i motivi per cui studiavo più di quanto non avessi mai fatto prima.
Freschissima di laurea ho iniziato a cercare lavoro. Non avevo scritto sul cv di essere mamma. Non saprei dire perchè, ma l'avevo omesso.
Durante la terza intervista è saltato fuori, in modo del tutto non programmato.
L' intervista aveva toni molto rilassati, le facce della direttrice e vice direttrice erano amichevoli, distese, e così quando mi hanno chiesto quanto pensavo di rimanere nella città in cui viviamo, Londra, io ho risposto: "Almeno qualche anno: mi piace l' idea che mia figlia cresca qui, che assorba quello che questa città ha da offrirle."
Ops. It slipped through.
Da lì abbiamo iniziato a parlare di come la forte presenza di bambini renda questa città un posto migliore, più allegro e vivibile, e di che tipo di vantaggi e svantaggi possano trarre i piccoli dal crescere in una metropoli. E di cosa possa rappresentare la scuola in una realtà come questa, come dovrebbe equipaggiare i propri alunni, quali dovrebbero essere le priorità.
E' andata a finire che sono stata assunta il giorno stesso, con contratto a tempo indeterminato, come insegnante in Year 1, proprio l' età a cui miravo.
Sono abbastanza sicura che Mrs M., la mia direttrice, mamma anche lei di tre ormai grandi, abbia valutato positivamente l' idea che avessi sulle spalle la responsabilità di crescere una figlia, con tutta la gioia, l' ansia, la frenesia e le abilità acquisite di cui sopra che questo comporta.
Le buone sensazioni che avevo avuto durante il colloquio sono poi state confermate, e, con qualche inevitabile ups and downs, la scuola si è rivelata un buon posto dove lavorare, sia in termini di rapporto con la staff che con i bambini.

Ecco qua: mi piace pensare le cose si stiano muovendo in questa direzione, in Inghilterra, in Italia, altrove. So che in realtà il riconoscimento dell'identità di genitore come un valore aggiunto sul mercato del lavoro è un traguardo ancora lontano, ma è importante che si diffonda piano piano una presa di coscenza in merito, sia da parte dei datori di lavoro che degli impiegati.
Non ne sono sicura, ma da quel che sento e leggo mi pare che le cose si stiano muovendo in questo senso. Chiaramente, non aiutano gli interventi alla marystar gelmini, che indicano come soluzione ottimale il ritorno al lavoro dal giorno zero, implicando un giudizio del congedo maternità come tempo perso - che tristezza. Se non altro, la sua intervista ha avuto la conseguenza di suscitare riflessioni in merito molto più equilibrate e – uhm – sensate (“sensible”). Per esempio, questa.

Questo post nasce anche dal fatto che in questo periodo stiamo dicendo addio a una serie di cose : dimissioni dalla scuola, chiusura del contratto con la nursery. Il trasferimento negli States è ormai sempre più reale e vicino, e comincia a prendere forma attraverso queste rinunce, questi piccoli addi: sono giorni un po’ malinconici, carichi di dubbi, nostalgici a priori. Ci sono già passata, cinque anni fa: spaventa, e poi passa. Don’t think twice, it’s all right.