26.3.10

Post travagliato (continued)

Verdun è arrivata una sera di giugno nel 2007 in gran fretta, con due settimane di anticipo sulla dpp. Era una tipica giornata estiva londinese, pioggerellina leggera e incessante: guardavo sulla finestra le strisce delle gocce di pioggia per distrarmi durante le contrazioni. Non volevo muovermi, volevo stare da sola: ho temporeggiato e temporeggiato, tanto che alla fine, quando siamo andati in ospedale, ero a un passo dal parto.
Verdun è sgusciata fuori in una spinta sola come un pesciolino, e ha iniziato immediatamente a urlare, attività che ha poi praticato e raffinato ad oltranza nei tre mesi successivi. Eppure, quando ripenso a quelle prime ore in cui siamo rimasti soli, io, H e la nostra brand new Verdun, ricordo solo una sensazione di pace e completezza: la nostra prima notte da famiglia.

(Disclaimer
: se non aggiungo particolari pulp è proprio perchè non me li ricordo; si può ragionevolmente supporre che abbia rimosso molto in previsione del parto numero due).

Per Pierrot si parlava del 21 settembre 2009, ma io mentalmente ero pronta da agosto.
Infatti, il 24 settembre non era ancora nato. Cominciavano a intensificarsi le telefonate dall’ Italia, tanto per aumentare l’ ansia.
La sera del 24 mia madre mi racconta al telefono che per entrambi i miei fratelli era andata al pronto soccorso ginecologico del Sant’Anna dicendo che non li sentiva più muovere, così l’ avevano indotta ed entrambi erano nati rapidissimamente, “…Se sei stufa, puoi fare cosi anche tu.”
“Mamma, ma cosa dici? Ti sembro la persona che si fa indurre perchè è stufa di essere incinta? Dai.”

Mattina seguente, ore 8 al pronto soccorso del Saint Mary: “…No, no, I’m fine…it's just that I haven’t felt him moving in the last 24 hours…”.
Monitoraggio. Va tutto bene, “But if you are really anxious about it, we can induce you.”
“Let’s do it.”
Nel mio ingenuo immaginario, l’ induzione sarebbe avvenuta con un gel, o una flebo, una cosa gentile. La midwife sfodera invece un attrezzo stile tortura medioevale – di quelli che tengono esposti alla tower of london; un mattarello, tipo.
Prima che potessi enunciare “What IS that?” mi aveva già rotto le acque. Posso descrivere la cosa solo dicendo che è stato il momento più doloroso di tutto il travaglio, parto compreso.
In effetti però, da lì in poi è stato tutto molto veloce: due ore scarse di contrazioni, durante cui stringevo forte le fotine di H e Verdun e cantavo l’ ABC song (“Ouch, questa volta sono arrivata fino alla W, mi sa che ci siamo quasi…”)
Poi poche spinte, e lo posso stringere in braccio. E’ l’ alba di un bellissimo sabato di settembre, un indian summer, dicono qui a Londra. Mi lasciano da sola con lui per un paio d’ore in sala parto. Pierrot mi osserva incuriosito per un po’ e poi si addormenta in braccio, sereno. Aspetto le sette per telefonare a casa ad H senza svegliare Verdun: “Falle fare colazione, e poi venite. E’ un biondino!”.
Il mio biondino oggi compie sei mesi, ed è rimasto molto fedele a come si è presentato, sereno, osservatore, curioso, affettuoso, “A very precious little thing”.

1 comment:

  1. Ma com'è che ultimamente non si vede in giro un bambino moro neanche a pagarlo? Io e quasi tutte le mie amiche abbiamo bambini biondi (i miei biondo-rossi, un colore che invidio tantissimo), anche se siamo scure e con mariti scuri. Misteri della genetica :-)

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