30.6.11

A mother's prayer for her daughter

First, Lord: No tattoos. May neither Chinese symbol for truth nor Winnie-the-Pooh holding the FSU logo stain her tender haunches.

May she be Beautiful but not Damaged, for it’s the Damage that draws the creepy soccer coach’s eye, not the the Beauty.

When the Crystal Meth is offered,
May she remember the parents who cut her grapes in half
And stick with Beer.

Guide her, protect her
When crossing the street, stepping onto boats, swimming in the ocean, swimming in pools, walking near pools, standing on the nearby subway platform, crossing 86th Street, stepping off of boats, using mall restrooms, getting on and off escalators, driving on country roads while arguing, leaning on large windows, walking in parking lots, riding Ferris wheels, roller-coasters, log flumes, or anything called “Hell Drop,” “Tower of Torture,” or “The Death Spiral Rock N’ Zero G Roll featuring Aerosmith,” and standing on any kind of balcony ever, anywhere, at any age.

Lead her away from Acting but not all the way to Finance.
Something where she can make her own hours but still feel intellectually fulfilled and get outside sometimes
And not have to wear high heels.

What would that be, Lord? Architecture? Midwifery? Golf course design? I’m asking You because if I knew, I’d be doing it, Youdammit.

May she play the Drums to the fiery rhythm of her Own Heart with the sinewy strength of her Own Arms, so she need Not Lie With Drummers.

Grant her a Rough Patch from twelve to seventeen.
Let her draw horses and be interested in Barbies for much too long,

For Childhood is short — a Tiger Flower blooming
Magenta for one day –
And Adulthood is long and Dry-Humping in Cars will wait.

O Lord, break the Internet forever,
That she may be spared the misspelled invective of her peers
And the online marketing campaign for Rape Hostel V: Girls Just Wanna Get Stabbed.

And when she one day turns on me and calls me a Bitch in front of Hollister,
Give me the strength, Lord, to yank her directly into a cab in front of her friends,
For I will not have that Shit. I will not have it.

And should she choose to be a Mother one day, be my eyes, Lord,
That I may see her, lying on a blanket on the floor at 4:50 a.m., all-at-once exhausted, bored, and in love with the little creature whose poop is leaking up its back.

“My mother did this for me once,” she will realize as she cleans feces off her baby’s neck.
“My mother did this for me.” And the delayed gratitude will wash over her as it does each generation and she will make a Mental note to call me. And she will forget.

But I’ll know, because I peeped it with Your God eyes.

Amen.


(from Tina Fey "Bossypants")

Buon compleanno, Verdun, pesciolina instancabile nel mare di Cefalù. Che bella sorpresa la grinta con cui affronti le onde più alte di te: "Ieri ero solo three, ma adesso sono four: voglio stare sempre sempre sempre nel mare!"

17.6.11

Eurotour

Vigilia della nostra partenza per l'Europa: una settimana a Londra, quindici giorni in giro per la Sicilia e poi due settimane a trovare i nonni nell' amena provincia torinese, sperando che la stagione dei monsoni per allora sia terminata. Un viaggio dal glamour decresente, insomma.
Tra una tappa e l'altra, un' infinita' di appuntamenti, interviste, presentazioni, cose da fare e gente da vedere, ma anche, of course, rilassarsi - ci vorrebbero sei mesi.
Siamo tutti e quattro un po' tesi e carichi di aspettative, e spero davvero di poter aggiornare queste pagine con qualche bella notizia, e qualche foto come si deve. Intanto, ci concentriamo sul domani: sveglia alle cinque per fare le valigie (la nostra interpretazione di "viaggi last minute") e volo intercontinentale con due SB gia' visibilmente sovraeccitati.
La maggioranza delle mamme locali a cui mi sono rivolta in cerca di consigli su come domarli mi ha dato indicazioni di tipo farmaceutico. Io ho qualche remora, ma e' probabile che mi sara' passata per quando sorvoleremo la Groenlandia. Aggiornamenti a seguire.

15.6.11

Verdunglish

"Questi socks sono da washare."

"Io non singo. Singhi tu."

"Wait uno secondo: sono arrivando!"

"Abbiamo comprato juice, bananas e qualcosa else."

"Quanto abbiamo speso da Smiths? Forty dollars? This is oh my-oh my!"

"Boy, cosa fai su tuo bed? It's not dorming time!"

"Aaaah! Non ho chiudato miii eyes!"
(nel bagnetto)

Financo al metanalitico : "Lo so che si dice jump, però io dicio jumpare perchè è more funny."

Ricordo quando, aspettando Verdun, io e H ci siamo sciroppati tutta la letteratura sul growing bilingual su cui siamo riusciti a metter mano: decisamente, avremmo potuto sfruttare meglio tutto quel tempo libero. Perchè in questo campo, le regole le detta lei. Perchè il bilinguismo è una cosa con cui lei deve fare i conti, e noi possiamo solo aiutarla.
Non che non ci abbiamo provato, all'inizio, a mantenere una sembianza di purezza linguistica: parlare esculusiavamente italiano in certe situazione, esclusivamente inglese in altre, rispettando i suoni, la grammatica, le idiosincrasie di ogni lingua.
Solo che non funziona per Verdun, la aiuta poco: perchè lei sta crescendo in bilico fra le lingue, nel suo mondo non c'è una separazione netta. Il suo modo di trovare un senso è di mischiarne il lessico e le costruzioni sintattiche, ascoltarsi, compiacersi di certi suoni e dei suoi neologismi.
Alziamo bandiera bianca davanti alla contaminazione. Finiamo per parlare tutti verdunglish: è inevitabile, e, come direbbe la diretta interessata, more funny.

8.6.11

How I disgraced your mother - and her ineptitude at cooking - in five words

Wednesday morning, at the local playgroup: Verdun is sitting in the middle of the room, playing by herself. A younger friend sits close to her, and after a little chat they start banging really hard on a lego platform with two toy hammers. A few parents look at them curiously, then a mum asks her:

"Are you fixing something, sweetheart?"

"No. We're making a cake."

Which says something about her mum's idea of making a cake being going to the supermarket and buy one, possibly pre-sliced. There's still a possibility that some mums did not make the connection. Although people tend to be quite receptive about these things here.

2.6.11

The burrow

Il cuore della nostra casa non è la cucina, un po' perchè i confini tra la cucina e il salone sono abbastanza difficili da delineare, e comunque non è che ci sia mai tempo per cucinare niente che richieda più di un quarto d'ora. No, il cuore del 4307 è la camera dei Signori Bambini: la più calda, la più luminosa, la più trafficata.
Sarà un po' eccessivo un post celebrativo sulla cameretta dei bambini? Forse solo chi ha dormito per più di un anno in quattro nella stessa stanza potrà empatizzare. Io, ogni volta che sulla scia dell'esasperazione declamo: "Andate a giocare in camera vostra!", ho ancora un fremito di entusiasmo.
"Camera vostra" vuol dire non svegliarsi con brutti pensieri a causa dell' infimo pezzo di lego che ti aspettava ai piedi del letto; vuol dire poter uscire di casa ignorando il casino perchè basta chiudere una porta; e, soprattutto, poter dormire diciamo non notti intere ma una discreta porzione senza il caratteristico sottofondo del brontolio dei criceti raffreddati.
Eccola qua, la tana, 10% ispirazione e 90% contributo dei sapienti architetti svedesi. Ci sono un po' di cose che piacciono ai SB, altre che piacciono a me, sistemate secondo quelle quattro cose che ho imparato avendo a che fare con creature al di sotto del metro e venti.

Pierrot dorme nel lettino che abbiamo portato da Londra. Non abbiamo portato altri mobili, ma il lettino ha trovato il suo spazio sulla nave della speranza. Ci ha dormito Verdun sin dal giorno zero, fino a quando è stata scalzata dal fratello: non sono riuscita ad abbandonarlo oltreoceano. I lettini sono uno di fronte all altro e per un certo periodo il genitore di turno doveva sedersi in mezzo e tenere la manina a entrambi i pargoli finchè non si fossero addormentati, modello crocefisso. Alla vigilia dei quattro anni, Verdun ha deciso che può fare a meno della manina, bontà sua.

Il dovere arredare una camera per un maschio e una femmina mi ha impedito nel cadere nella trappola rosa/blu, propendendo invece per un' accozzaglia di colori. Il fatto che Verdun sia la maggiore le garantisce cmq una role-play area abbastanza ad hoc, con massiccia presenza di forni, pentolame, bambole e passeggino, non proprio calibrata dalle quattro macchinine di Pierrot. Ma credo sia solo questione di tempo.

Il tavolino dell' Ikea è ormai scribacchiato oltre ogni possibilità di recupero; cerco di convincermi di avere due Pollock in erba, ma temo piuttosto siano segnali precoci di vandalismo. Se non altro, è amatissimo, anche comprensibilmente essendo l' unico mobile della casa a loro misura. Di grande appeal, appena l' occhio del genitore è distratto, l'autoscontro con le seggioline. A conferma della teoria che i bambini non imparano niente dai propri errori se commessi più di mezz' ora prima, i lividi da autoscontro sono uncountable.

Di fronte al tavolo c' è uno scaffale preso da Target, il fratello povero dell' Ikea: nella cameretta funziona bene perchè è tutto alla loro portata e i giochi possono essere riposti totalmente a caso mantenedo comunque un'apparenza decorosa.
Accanto allo scaffale, il reading corner: i libri, in italiano, inglese più qualche extra, sono sistemati in tre ceste, senza un ordine preciso. Cerchiamo di tenere fuori in una pila quelli presi in prestito alla library, per tentare di ricordarci di restituirli, eventualmente. La scelta delle ceste piuttosto che di una libreria è sempre basata su un criterio di accessibilità: i SB possono trovare facilmente i libri che cercano, li hanno sempre tutti sotto gli occhi, e sono più facili da rimettere a posto (sull'ultimo punto c'è ancora abbastanza lavoro da fare, in effetti).



Sui muri, dove il contratto d' affitto prevede di bucherellare il meno possibile: l' Abc di Alison Jay; i poster di Babar comprati quando i SB erano solo un' idea; il calendario di Dora su cui tracciamo i numeri e registriamo il bollettino meteo, attività inspiegabilmente di grande successo. Sulle finestre, qualche lavoretto fatto nei workshop più riusciti.

L' armadio è a muro e scorrevole, il che ci ha risparmiato un po' di soldi e craniate contro le ante. La moquette blu per terra continua a piacermi poco, e forse un giorno o l' altro copriremo anche quella con vero finto palquet. La cosa buona è che posso risparmiare ai SB alcuni dei mantra più fastidiosi della mia infanzia : "Gioca sul tappeto che prendi freddo" e "Dove sono finite le tue ciabatte?".

La tana dei Signori Bambini così come appare nelle foto è ovviamente una conquista delle primissime ore del mattino e della notte: nel resto della giornata tendiamo a scavare sentieri in mezzo a giocattoli e libretti, tutti rigorosamente per terra. Del resto, come Verdun ha imparato da Charlie and Lola, "It's not messy: it's just spread out!"
Greetings from the burrow !