31.12.12

Let's go fly a kite in San Diego


In pieno inverno a San Diego capita di

scovare un negozio di aquiloni e fare abbastanza tenerezza al proprietario da farsene prestare uno da provare





assistere a una sfilata di baloons tra le palme: tra gli altri, hanno sfilato uno squalo, un pinguino e un pupazzo di neve, chiaramente l'unico pupazzo reperibile a queste latitudini



bagnarsi le zampe nel Pacifico giocando a The big vegeterian wolf (aka Il lupo mangiafrutta)




sentirsi osservati da un fenicottero rosa



Altre amenita' della vacanza includono l'incontro ravvicinato con autentici baywatch (Mitch!), la vista al museo di modellini dei treni piu' grandi del mondo, e lo show delle orche assassine che ballano il nuoto sincronizzato a Seaworld. Il genere di cose che la grand old Europe liquida alla voce "americanate", ma che alla fine si rivelano piuttosto entusiasmanti.
 
Si narra inoltre che anche in piena estate le temperature non superino i trenta gradi. A San Diego ti capita quindi di avere la sensazione che i locals abbiano capito qualcosa in piu' di te su come godersi la vita. O magari fingono molto bene, chi puo' dirlo.

Persino gli homeless, i barboni, appaiono allegri. Come avevamo gia notato a San Francisco, sono molto tollerati e anche discretamente tolleranti, considerando come il barbone su cui Verdun e' praticamente inciampata mentre dormiva si sia limitato a girarsi sull'altro fianco. Resasi conto di essere circondata da sacchi a pelo, Verdun ha chiesto un po' interdetta: "Are they having a sleepover?"
Kind of.

Ritorniamo a casa dalla trasferta californiana come sempre stravolti, ma contenti di esserci riempiti gli occhi di posti e facce nuovi . Buoni propositi per il prossimo anno si riassumono nel cercare di dormire di piu, o, piu' realisticamente, di essere efficaci pur dormendo poco. Duemilaecredici, fatti avanti.

24.12.12

C'e' posta per Te



Caro Gezoo Bamino

per natale vorey

dolll has
bat too too
triky puz

{Trascrizione fedele dell'originale letterina di Verdun. Per i non esperti in tentative spelling, la lista include una casetta delle bambole, un tutu da ballerina e un puzzle difficile}


Caro Gesu' Bambino

per Natale vorrei

trains
trucks
airplane
police helicopter
fire engine
books about trains, trucks, airplanes, police helicopters and fire engines

anche uno fire engine per mio baby brother

{Lettera di Pierrot, dettata e quotidianamente aggiornata nel corso delle ultime due settimane. Come ha riassunto brillantemente l'amica J., "Being three is all about Law and Order and the Industrial Revolution". L'apparente slancio di generosita' nei confronti del fratellino non e' stato esattamente spontaneo}

 
Caro GB
 
abbiamo bisogno di una vacanza. Signori Bambini all included, si capisce. Ridefiniamola "un cambiamento di scenario". Noi abbiamo gia' prenotato l'aereo per San Diego, un hotel downtown e i biglietti per lo Zoo e il Seaworld. Al resto pensaci tu. Grazie, Elle e H

 
Merry Christmas, folks!


20.12.12

Vigilia del primo compleanno

C'e' una torta nel forno, che ti abbiamo preparato tutti insieme appena ti sei addormentato. I tuoi fratelli erano bianchi di farina, Verdun entusiasta ("La nostra prima cake!"), Pierrot un po' piu' sospettoso ("Is THAT how you make cake?"). Ci vorranno due ore e dieci libri perche' si addormentino, ma va bene cosi'. C'e Mr Potato Head impacchettato, nella speranza che ti diverta a strappare il naso a lui anziche' ai tuoi familiari. Temo che avra' lo stesso successo delle chiavi o del cellulare giocattolo, ma tentiamo lo stesso, se non altro ha una faccia simpatica. C'e' anche un biglietto rosso su cui Pierrot ha incollato un grande numero uno, mentre Verdun disegnava i tre SB che si tengono per mano e scriveva :"Happy birthday! We love you".

We do. Sei molto facile da amare. Mi ricordi un sempreinpiedi, quei giocattoli a forma di uovo che tornano sempre in equilibrio nonostante vengano sballottati a destra e sinistra.
Sei circondato da trambusto perenne, eppure sei gia' capace a ricavarti i tuoi spazi, a cercare modi di intrattenerti. Soprattutto con i giochi dei tuoi fratelli. La macchina di Pierrot, i lego, la matite colorate. E pazienza se sul piu' bello decidono di reclamare le loro proprieta'. Pare che osservarli giocare ti sembri una buona alternativa.
Ti piace guardare insieme i libretti, e non fa niente se sono gia' stati strapazzati da altri due proprietari. Al top della tua  classifica al momento ci sono The very hungry caterpillar, Dear zoo e That's not my train. Ma l'altro giorno, quando mi aspettavi mentre mettevo a posto la spesa, ti ho beccato leggere con grande concentrazione il volantino delle offerte della settimana di Smiths. Not a choosy one.
Stai muovendo i tuoi primi passi. Fino a pochi giorni fa camminavi solo stringendo con due mani il biberon, tipo piuma di Dumbo. Adesso stai acquistando sicurezza e bernoccoli. Ma basta poco, una coccola veloce prima che qualcun altro reclami attenzione, per farti sorridere di nuovo.
 
Buon compleanno, P'tit Loup! We love you

 
 

17.12.12

Monday morning

Tiro su le tendine, lascio che la luce del sole riflesso sulla neve inondi la tua stanza e il tuo faccino addormentato per finta, che aspetta un bacio per accendersi. Gli occhi che si spalancano e tu che chiedi: "Oggi e' Monday? I knew it!"
Si, perche' a cinque anni ti puoi anche alzare entusiasta di lunedi' mattina sulla premessa che la scuola ha organizzato un pranzo speciale, un potluck lunch, con tutte le tre prime classi e i genitori. E tu per  l'occasione ti sei fatta comprare i California Cuties, i mandarini, e i Chips Ahoy bianchi verdi e rossi, praticamente chocolate cookies in versione natalizia.

Mangi veloce il tuo porridge con le uvette e ti vesti in fretta per poter giocare con le tue bambole cinque minuti prima di uscire.
Camminiamo insieme nel sentierino tra le case, l'aria gelida e purissima che ci sveglia i polmoni, un passo io, due tu, fino alla fermata dello schoolbus davanti alla piscina. Ci sono ancora due minuti per chiaccherare, per ricordare le cose belle della domenica appena trascorsa. Arriva il 129, ti infilo lo zainetto in spalla, mi dai tre bacini e ti prepari a scalare quegli scalini che fino a pochi mesi fa ti facevano paura. Adesso invece si vede che sei contenta, che non vedi l'ora di essere a scuola e di rivedere i tuoi amici dopo il weekend.
 
"Are you sad?", mi chiedi prima di lasciarmi la mano.
"No. I' m happy. You make me very very happy. I love you best of all. Go, now "
Non c'e' stato un giorno negli ultimi cinque anni e mezzo in cui abbia aperto gli occhi e non mi sia sentita felice, fortunata, blessed. Ma e' vero che in questi giorni la felicita' fa paura. La tragedia della scuola elementare di Newtown si e' abbattuta su tutto questo Paese grande e diverso ma effettivamente unito, e l'ha scosso profondamente. Lo leggo nelle facce di tanti altri genitori, nel bisogno di stringersi i bambini  piu' vicini, nel distacco quatidiano che sembra un po' piu' difficile del solito. Quelle famiglie straziate del Connecticut  erano uguali alla mia, avevano ritmi e facce incredibilmente simili, e per questo la loro tragedia sembra tanto vicina e insopportabile. Giorni cupi.

24.10.12

Impreparata

Mamma?

Mmmm?

Where are kids before they get into their mummy's tummy?

Ehh....On the Moon.

On the MOON?

Yes.

Oh.

...

But then, how do they get from the Moon in the tummy?

By magic.

Aaah. I see...

(Holy crap)

14.10.12

Albuquerque International Balloon Fiesta


L'evento dell'anno ad Albuquerque, New Mexico e' la Fiera della Mongolfiera. La scala dell'evento va un po' lost in translation. Io ad esempio settecento mongolfiere che si alzano nel giro di mezz'ora all'alba sul deserto newmessicano non riuscivo granche' a immaginarle finche' non mi ci sono trovata in mezzo. La trasferta a Albuquerque era stata programmata per i Signori Bambini, ma alla fine ci siamo ritrovati tutti e cinque a passeggiare su questo prato enorme tra un balloon e l'altro a bocca aperta. Un mucchio di stoffa che si gonfia per diventare una mongolfiera colorata, o una mucca oversized, ritiene qualcosa di magico, proprio nel senso harrypotteresco del termine.





26.9.12

Pierrot, tre anni

Apostrofato da uno sconosciuto al supermercato che ti ha chiamato "Little man", hai risposto facendogli notare che "I'm not little! I'm middle size!"...
La vita del fratello di mezzo non e' facile, sempre a negoziare la tua identita' tra cosa non puoi ancora fare perche' non sei grande come Verdun, e cosa non puoi piu' fare perche' non sei piccolo come P'tit Loup. Una faticaccia.
 
Ritrovi il sorriso quando combini cose che nessuno dei tuoi fratelli e' in grado di fare, sfoderando superpoteri che appartengono solo a te.
Per esempio, la fantasia dai tratti vagamente grotteschi con cui racconti storie autobiografiche assurde, o ancora meglio vicende di personaggi inventati di sana pianta. In capitoli. ("Chat the Cat, chapter 9: Where Chat the Cat meets a WITCH! )
La tua attenzione al dettaglio, quella con cui scannerizzi i disegni di Richard Scarry fino a coglierne l'humour, e ridere come un matto. La voglia di condividere le tue scoperte, leggendo un libro in braccio o anche solo guardando insieme le figure.
La tua sensibilita' acuta: rattristarti perche' le foglie cadono, piangere in silenzio quando Verdun ti lascia la manina per entrare in classe. L'empatia immediata, il saper leggere emozioni da una smorfia della mia faccia, preoccuparti se non mi vedi allegra.
Scrivere il tuo nome al contrario, con la P a palloncino e la E a cinque braccia, e ridere come un matto quando ti accorgi che qualcosa non quadra.
 
 
 
Buon compleanno, orteiP!

9.9.12

The American Dream, revisited

Tempo di elezioni e di elettori perplessi. Quello che riporto qui e' un estratto da un editoriale di Thomas L. Friedman apparso oggi sul New York Times, sotto il titolo "New Rules". Mi ha colpito per come in poche righe mi sembra colga bene l'esprit du temps, o perlomeno la realta' che osservo intorno a noi.
 
Obama should stop using the phrase - first minted by Bill Clinton in 1992 - that if you just "work hard and play by the rules " you should expect that the American system will deliver you a decent life and a chance for your children to have a better one. That mantra really resonates with me and, I am sure, with many voters. There is just one problem: it's out of date.
The thruth is, if you want a decent job that will lead to a decent life today you have to work harder, regularly reinvent yourself, obtain at least some form of postsecondary education, make sure that you are engaged in lifelong learning and play by the rules. That's not a bumper sticker, but we terribly mislead people saying otherwise.
 
Why? Because when Clinton first employed his phase in 1992, the Internet was just emerging, virtually no one had e-mail and the cold war was just ending. In other words, we were still living in a closed system, a world of walls which were just starting to come down. It was a world before Nafta and the full merger of globalisation and the information technology revolution, a world in which unions and blue-collar manufactoring were still relatively strong, and where America could still write a lot of the rules people played by.
That world is gone. It is now a more open system. Technology and globalisation are wiping out lower-skilled jobs faster, while steadely raising the level of skills required for new jobs. More than ever now, lifelong learning is the key to getting into, and staying in, the middle class. There is a quote attributed to the futurist Alvin Toffler that captures this new reality: in the future "illiteracy will not be defined by those who cannot read and write, but by those who cannot learn and relearn". Any form of standing still is deadly.

15.8.12

And off she goes

"So, how did it go?"
"It was a fraught . The chin wobbled when it was time to say goodbye. There were a few tears in the eyes. But that was me, of course. She was absolutely fine."



Good luck, good luck, my little Verdun! There's a wonderland waiting for you just off the school bus: try to enjoy it as much as you can!

13.8.12

Ready or not...


Ready

Stars sleep as I wake
To this brand new school day
Ready
To
Smile

R.K. Dotlich
in L. Bennett Hopkins (Ed) Hamsters, shells and spelling bees: school poems



Getting ready for the first day of elementary school. I am finding hard to pretend that this is not a big deal: in fact, it feels as a huge deal – for Verdun more than everybody, of course, but it does involve the rest of the family as well.
She is an really "can't wait" stage. We have visited the school, met the teacher. We have been given an advent like calendar with windows to open every day over the last two weeks before school, and a pile of leaflet for me to read on how to cope with the remarkable variety of issues that may arise on the way. We even made a little book with the story of a little girl leaving her mum to face the first day of kindergarten.

 
Verdun is as ready as can be. She's in a real"can't wait" stage, yet sometimes anxiety creeps through –especially at nighttime, just before falling asleep, when she wanders, very quietly, "But what if I miss you and I am sad...?"
So we have been looking for books dealing with starting kindergarten, suggested by friends and librarians, as well as randomly picked up from library shelves. In our family, books really seems to work with helping to deal with big changes and overwhelming emotions. Here are a few picks from our very long list – some of the ones Verdun likes best.
 
Narrative:
Brand new pencils, brand new books (Gilbert finds out that it is ok not to be perfect and how everyone in his K class has his own fears and very special talents)
Berenstain J. The Berenstain bear go to school (Sister bear is off to her first day at Bear county school, but she’s not quite sure how she feels about it – Brother bear has to encourage her on the bus, but soon the roles are inverted)
Child L. I am too absolutely small for school (Of course Lola does not have time to go to school – she is too extremely busy doing important things at home. Luckily ephimeral Soren Lorensen is going to be there right next to her)
Davis K. Kindergarten rocks (So says big sister Jessie, who went to kindergarten long, long, long ago – but still remembers it, even though she’s starting third grade. Little brother Rufus finds out she’s right after all)
Middleton C. Enrico starts school (Things in kindergarten do not go exactly as Enrico had planned – they go even better, in the end)
Pattison D., ill by S. Salerno 19 girls and me (The only boy in his kindergarten class, John Hercules turns recesses into wild explorations with his classmates)
Portis A. Kindergarten diary (A day by day diary of Annalina’s first month of school – playing on monkeybars, feeding the pet tortoise, making new friends and dealing with those huge first graders)
Roth C., ill by P. Paparone The little bus (A colourful set of animal classmates drive the bus to school) Scarry R. Great big schoolhouse (Even big school looks more friendly if Huckle cat and Lowly worm are involved)
Slate J., ill by A. Wolff Miss Bindergarten gets ready for kindergarten (getting ready from the first day of school, from the point of view of the kindergarten teacher)
Stuve-bodeen S., ill by C. Hale Elizabelti’s school (In her small village in Tanzania, Elizabeti goes through a mix of excitement and fears that rings very familiar to readers on the other side of the world)
Wells R. My kindergarten (A longer picture book, organised as a presentation of all kindergarten main moments and events in the school year, from the night before the first day of school to kindergarten graduation)
 
Poetry:
These two collections of poems deal with many different aspects of school life, such as eating in a cafeteria, taking a school bus, the very much dreaded showing and telling and so on – beautifully illustrated too.
Prelutsky J., ill by D. Cushman What a day it was at school!
Bennett Hopkins L. (Ed), ill by S. Yoshikawa Hamsters Shells and spelling bees: school poems

 
 
With lots of heartfelt wishes  to all future kindergarteners.

8.7.12

Spectacular spectacles


"Mum! Look at me! I'm so elegant!"

(I can actually remember feeling exactly the same way, at the same age - only, my sunglasses were shaped as butterflies. You just don't get to feel more fashionable than that)

30.6.12

Five

 
 

Cinque anni fa iniziava la battaglia. Abbiamo imparato tutto sul campo, tu e io. Eppure, nonostante il carattere bellicoso e  la testardaggine che hai confermato con tenacia, in questo ultimo anno mi hai sorpresa con un'impennata di autonomia e responsabilità sorprendenti, soprattutto dopo la nascita del nuovo fratellino. Con l'occasionale crisi isterica di mezzo, ovviamente - non sei mica un playmobil.
All'alba del tuo primo giorno da cinquenne ti ho trovata ai piedi del lettino di P'tit Loup: chiaccheravate, lui con variazioni polifoniche del monosillabo "da", tu con quel vocabolario ormai notevole, sebbene ancora caratterizzato da uso creativo della grammatica e coniugazione random dei participii passati. Sembravate comunque capirvi al volo. Nessuno lo fa ridere come te.
Poi c'è stata l'apertura dei regali: lo zainetto e il lunchbox per la scuola che inizia tra sei settimane; i libri di Julia Donaldson e Quentin Blake, forse gli ultimi picture books che riceverai; il cerchietto; ma soprattutto, il borsellino con i tre lucidalabbra profumati di Hello Kitty, 4.99 dollari da Beals, che ti ha fatto venire gli occhi lucidi dall'emozione.
Ti scombussoli ancora per cose apparentemente piccole: ridi e ti disperi per imprevisti minimi, ma stai imparando a farlo piano, a cercare altre valvole di sfogo che non siano le urla, a spiegare cosa non va.
Hai guidato l'hike alle cascate di Nambè, su e giù per i sentieri roventi, poi con i piedi a mollo nell'acqua gelida del fiume. Cammini come una pro: forte, sicura ma non troppo, incitando anche Pierrot che nonostante le gambette corte fa del suo meglio per stare al tuo passo. Quando sei di buon umore, sembri instancabile. Ti sei fermata volentieri per il picnic con fragole e cupcakes, come nel libro di Fancy Nancy, l'eroina del momento. L'icing fin sopra le palpebre.
Pomeriggio al cinema, tu per la prima volta e io per la prima volta da quando sei nata. A vedere "Brave", che si è rivelato un film molto al di fuori della tua portata linguistica ed emotiva. Per farla breve, "too many bears". Ma è stato una bella scusa per un pomeriggio girls only, per stare in braccio per quasi due ore, e chiaccherare per la strada di te e dell'avventura della scuola che si avvicina rapida.
Guardavo il film, osservavo te che facevi del tuo meglio per capire la storia, e mi è venuto in mente che  potrebbe essere interpretata come plausibile preview della nostra situazione tra un paio di lustri. Altre battaglie, stessa Verdun, tantrums, sfide a chi ha la testa più dura, domande esistenziali e coccole; senso di inadeguatezza ricorrente, bilanciato da istanti di felicità pura. Bring on the cupcakes!

20.4.12

London calling


Nella mia personale graduatoria delle situazione ansiogene, "viaggiare con tre under-five" arriva comunque dopo "fare le valigie con tre under five per casa". Specialmente perchè ormai due su tre pretendono di partecipare all'operazione in prima linea.

Ognuno si prepara a modo suo.
Verdun, maniaca dell'ordine e del planning, prepara lo zainetto di Dora the Explorer da più di un mese. Sul divano fa esercitazioni di allacciamento e slacciamento delle cinture, indicando alle bambole il relativo segnale luminoso immaginario.
Ha passato l'ultima settimana a riordinare la cucinetta ikea, che usa come ufficio, catalogando disegni, album, libretti e crafts di dubbia natura. Oggi in una delle sue scatoline sono comparsi oggetti non bene identificabili.

"Da dove salta fuori 'sta roba?"
"Sono hair di Bambola e Boy."
"Hai tagliato i capelli a Bambola e Boy? Perchè?"
"Gli andavano negli occhi. Non posso portarli a Londra a tagliarli, non ci sta piu nessuno nel mio zaino."
(Poteva andare peggio: anche P'tit Loup ha il ciuffo negli occhi.)

Essendoci un limite al numero di volte in cui puoi controllare lo zainetto, ha spostato la sua attenzione su quello del fratello.
"Hey, tu hai già preparato tuo zainetto?"
"No. Io parto tomorrow, allora io preparo mio zaino tomorrow."
(That's my boy)
"Ma hai deciso cosa vuoi portare? "
"Yes."
"Cosa?"
"Tutto."

"Mio caro P'tit Loup, non rimane nessuno spazio per i tuoi giochini. E' un problema?"
"Guh."
Segue sorriso bavoso, interpretabile come "No, a patto che possa koalizzarmi per dodici ore ed essere intrattenuto a colpi di ninne nanne, passeggiate nel corridoio, e allattamento a richiesta cioè continuo."

Atterreremo a Londra tra 36 ore. Poi mi aspettano dieci settimane in cui la mia supervisor pretende che io scriva il primo capitolo dell tesi di dottorato, un mini ciclo di lezioni a un gruppo di undergraduates che la professoressa ha definito "very opinionated", una conferenza, la solita puntata mordi e fuggi a Torino, e un viaggio di ritorno sans H. Speriamo che non piova proprio tutti i giorni.


30.3.12

O brother, where art thou? (continued)

E noi come viviamo, qui a Los Alamos? Stiamo bene.
Permane, a distanza di settant'anni dalla costruzione di quella prima sorta di baraccopoli militare, la sensazione che la vita qui non possa essere normale o permanente. Gli scienziati impiegati dal lab continuno ad arrivare al lab da ogni parte del mondo. Alcuni rimangono, altri ripartono dopo qualche anno, qualcuno ritorna. Creano un tipo di multiculturalismo ovviamente diverso dalle grandi metropoli occidentali: si tratta di persone con curriculum di studio particolarmente brillanti, che arrivano qui con un contratto di lavoro, in genere molto ben pagato, in cui mettere in gioco le capacità maturate in tanti anni di studio e ricerca alle spalle.
Il benessere e l'altro livello di istruzione generale si riflette in tanti aspetti della vita pubblica: per esempio, la pulizia, la rarità di situazioni di criminalita o povertà, le risorse della biblioteca locale, l'attenzione per i bambini e la loro educazione.
Un altro aspetto che rende la vita qui inusuale è l'età media molto bassa: c'e una proporzione di bambini incredibile, mentre gli anziani sono decisamente rari, in parte per la questione dell'alta mobilità, in parte perchè bisogna essere piuttosto in forma per vivere ai 2500.

Nelle maggior parte dei casi, gli scienziati non arrivano soli, ma con le loro giovani famiglie, mogli e bambini piccoli. Ci si ritrova tutti in condizioni simili: con culture di partenza molto diverse; con bambini il cui sviluppo di un' identità di ibridi culturali non si è ben sicuri come aiutare; lontani migliaia di chilometri da reti di protezione familiari; e soprattutto, futuro prossimo poco prevedibile.
Molte di queste giovani mamme sono stay-at-home moms - mi ci iscrivo anche io, sebbene mi sia ricavata tre giorni alla settimana da dedicare alla ricerca per il mio dottorato. I bambini crescono in famiglia, "homeschooled", sebbene ci sia anche una scelta di playgroups e attività organizzate da centri diversi a cui partecipare insieme, genitori e bambini. Alla basi di questa scelta ci sono alcune considerazioni, tra cui: il bisogno, per tutti i bambini ma forse ancora di più per i nostri, di poter contare su delle relazioni con genitori e fratelli particolarmente forti, costruite sulla scoperta condivisa del mondo intorno; l'assenza della scuola statale fino all' inizio delle elementari, a cinque anni; lo stipendio del papà scienziato che garantisce una vita economicamente serena per tutta la famiglia; la relativa facilità di riprendere a lavorare una volta che i bambini entrano alle elementari.
Si fanno quindi scelte che magari altrove sarebbero più controverse o impossibili: si dedicano i primi anni di vita interamente i propri figli, che è il lavoro più sfiancante del mondo, ma quei momenti in cui si riesce a rallentare e a godersi lo spettacolo spazzano via dubbi e fatiche in un soffio.

Insomma, per noi, in questa fase della vita della nostra famiglia, Los Alamos è un buon posto in cui vivere. Ci permette di passare tanto tempo tutti insieme, di vivere molto all'aperto, a contatto con le foreste e il canyon, vicini a molte persone, grandi e bambini, con bagagli culturali estremamente diversi dai nostri, che consideriamo una grande risorsa. I Signori Bambini non hanno un raffreddore da un anno e mezzo, niente medicine, pochissimi giorni passati in casa. Sono sempre abbronzati, sempre affamati. Crescono insieme, giocano, chiaccherano, litigano e fanno pace in continuazione, e "Ok, you can be my best friend again". E' bello vederli crescere così vicini, ed è una risorsa importante nella consapevolezza di non avere un terreno troppo fisso sotto i piedi.

Non è chiaro quanto ancora rimarremo a vivere qua. Presto i nostri ritmi cambieranno di nuovo: dal prossimo autunno dovrò dedicare più tempo alla mia ricerca, Verdun inizierà la scuola elementare, cercheremo di iscrivere Pierrot e P'titi Loup in preschool per un paio di mattine alla settimana. So che la nostalgia per una vita in una dimensione urbana piu grande e trafficata, così come la voglia di riprendere il mio lavoro, torneranno presto a farsi sentire. Non ancora, però. E sono certa che guarderemo sempre a questo happy limbo con una tenerezza particolare. With constant sorrow.

26.3.12

O brother, where art thou?

Mi è venuta voglia di descrivere questo posto dove viviamo e dove è nato P'tit Loup.
E' passato più di un anno e mezzo dallo sbarco in America e non sono ancora riuscita a scrivere un post in merito. Intanto, amici e familiari brancolano nel buio: "Ci sono gli indiani? Fanno le corride? Ma come ha nevicato, non siete del deserto?". Tutti dubbi legittimi, peraltro: dici "Londra" e almeno un' immagine in testa stampata lì dal sussidiario della quarta elementare ce l'hanno tutti, ma "Los Alamos, New Mexico"? Probabilmente no.
Il fatto è che questi posti sono davvero difficili da descrivere a chi non è mai stato da queste parti. D'altra parte, è ancora più difficile che qualcuno passi di qua, considerati tempi e costi di un viaggio simile. Allora ci provo lo stesso con un post un po' Lonely Planet.







Siamo in New Mexico, nel Southwest degli Stati Uniti, ad est dell' Arizona e a ovest del Texas. Il New Mexico non è uno stato particolarmente ricco in termini di PIL o architettura o storia, perlomeno da un punto di vista europeo. In compenso, si caratterizza per paesaggi eccezionali e un curioso mix culturale anglo-latino-native american, che risulta in un atteggiamento generale di accoglienza e solidarietà molto forte.
La capitale di Stato, Santa Fe, è abbastanza esemplare: in mezzo al deserto ma a 2000 metri sul livello del mare, circondata dalle montagne - la coda delle Rocky Mountains. Una città di 65.000 persone che vivono soprattutto in queste casette di terra rossa, gli adobe, che raramente hanno più di due piani. Nell' architettura, nelle chiese, nei musei l' eredità messicana è forse la più marcata, ma ben amalgamata con altre culture. Santa Fe è anche il terzo mercato d'arte negli Stati Uniti, e gran parte dell'economia locale gira intorno a questo aspetto della città: c'è un numero impressionante di gallerie d'arte, ma anche gioiellerie, indiani che vendono bigiotteria di pietra turchese, sculture astratte e colore, colore ovunque.





Salendo per 25 km da Santa Fe attraverso una strada che sale dritta dritta tagliando il deserto e poi si inerpica tutta a curve per risalire la mesa, si arriva a Los Alamos. La prima volta che sono arrivata qui, il paesaggio mi ha lasciata letteralmente senza fiato: l'ampiezza dell'orizzonte, i colori delle rocce, la profondità del canyon, i ghiacciai lontani, il deserto che diventa montagna sotto i tuoi occhi. E la luce, sempre incredibilmente intensa, in qualunque stagione. Insomma, essendo cresciuta ai piedi della Val Susa avevo un idea di partenza di montagna un po' diversa.










La gente tuttavia non arriva qua per ammirare il paesaggio o per il foklore locale. Los Alamos ha una storia particolare, legata al Progetto Manhattan. La "città segreta" fu fondata per ordine del governo nel 1943, su un altopiano precedentemente quasi deserto. Il generale Groves e il fisico Oppenheimer misero insieme un esercito di scienziati e ingenieri, fornirono le risorse tecniche piu avanzate dell'epoca e gli affidarono una missione abbastanza precisa: costruire la bomba atomica prima dei Nazisti. Questi scienziati, recrutati da ogni parte degli Stati Uniti ma non solo, arrivavano in New Mexico avendo come unico recapito 109 Palace Street in Santa Fe - l'indirizzo di una panetteria. Da qui venivano fatti uscire da una porta sul retro e trasportati in gran segreto "uphill", nella piccola città che stava nascendo intorno al laboratorio piuttosto primitivo, fatta di casa semplicissime, senza strade asfaltate, circondata da filo spinato.






I bambini non usavano il loro cognome, gli scienziati non potevano parlare del proprio lavoro con le loro famiglie e tutta la corrispondenza era pesantemente censurata. Non molti tra gli stessi impiegati dal laboratorio avevano piena coscienza e comprensione di cosa stessero creando.
Il Progetto Manhattan risultò nella detonazione nel luglio 1945 della prima bomba atomica nel deserto delle White Sands, nel sud del New Mexico. Un mese dopo gli USA bombardarono Hiroshima e Nagasaki, obbligando il Giappone ad arrendersi e decretando la fine della seconda guerra mondiale.

Los Alamos rimase una città di proprietà del governo fino al 1957, quando venne aperta al pubblico. Parallelamente gli orientamenti della ricerca del laboratorio vennero estesi molto oltre l' ingegneria atomica, verso la chimica, la biotecnologielogia e l'ingenieria elettronica, sebbene la ricerca fisica mantenga un ruolo di primo piano. The lab ha conservato tuttavia uno status d'eccezione tra i centri di ricerca negli Stati Uniti e rimane in indiscutibilmente il fulcro della vita della città, dando lavoro a 9.000 persone in una comunità di 20.000 abitanti. La storia inusuale e legata alla ricerca scientifica della "città segreta" viene celebrata, ma anche messa in discussione attraverso istituzioni come il museo storico, che illustra la vita quotodiana della comunità durante la guerra, o le lezioni aperte la pubblico sulla storia del Progetto Manhattan . Si tratta di temi che non possono lasciare indifferenti, e vivere qui rende la storia degli secolo scorso particolarmente affascinante, nonostante i suoi risvolti tragici.

(to be continued)

21.3.12

He could be President!


E' arrivato il passaporto blu di P'tit Loup: prospettive da Agrippina a parte, fa un certo effetto.

E' un bel passaporto: ci sono una serie di riproduzioni di paesaggi americani, il genere di immagini un po' stereotipiche che però poi scopri anche molto fedeli, tipo la Statua della Libertà, la prateria, il Mount Rushmore, o il grizzly che pesca il salmone. C' è una serie di quotes di personaggi storici particolarmente influenti, che colgono bene l'essenza di questo Paese. C'è, soprattutto, il faccino sbalordito di P'tit Loup accanto alla bald eagle e alla bandiera a stelle e strisce.

Nessuno dei miei figli è nato in Italia, ma in qualche modo questo Signore Bambino sembra aperto più degli altri a una vita radicalmente diversa da quella che ho conosciuto io, con altre possibilità e altri limiti. Chissà cosa finirà per combinare.

Per ora è riuscito a tenere in mano il documento per una decina di secondi e a tentare di azzannarlo. Va specificato che alla sua età questa è una significativa dimostrazione di apprezzamento.


"Every generation has the obligation to free men's minds for a look at new worlds... to look out from a higher plateau than the last generation" (E. O. Onizuka)

16.3.12

A piedi nudi nel playground





Spring is here! Wishful thinking worked!
In realtà danno neve per lunedì, ma noi ignoriamo il meteo e ci godiamo il cielo cloudless, i piedi scalzi e il sole che ci ha già bruciato il naso.

2.3.12

Superpoteri

Manifestazione contro il riscaldamento globale




Non ho mai amato il freddo. Non mi piacciono l'inverno, la neve, il ghiaccio, l' umidità, i maglioni e le cuffie. I cinque anni a Londra hanno esasperato la mia natura metereopatica, e fosse per me me ne andrei volentieri in letargo fino a Pasqua.
Poi però sono arrivati i Signori Bambini, e con loro l' imperativo morale di uscire di casa con qualunque condizione atmosferica, al fine di salvaguardare il delicato equilibrio psichico della famiglia. Così negli ultimi anni mi sono reinventata entusiasta del freddo, appassionata di partite a palle di neve, scultrice di pupazzi, pattinatrice sul ghiaccio, fanatica dello slittino.
Ora però, dopo tre mesi di neve perenne e temperature ancora troppo spesso sottozero, l'entusiasmo inizia a vacillare. Ad essere più precisi, comincio ad avere le allucinazioni: oggi ho creduto di aver visto il primo daffodil in mezzo a un prato innevato, e invece era un pacchetto vuoto di patatine. "Wishful thinking." ha commentato l' amica J.

Eppure Verdun riesce ancora a strapparmi qualche sorriso a labbra viola, mentre torniamo a casa la sera veloci, dopo aver nutrito i poveri ducks del laghetto ghicciato.

"Hey! Tu puoi fare le nuvole!"




"Eh?"


" Io ho visto clouds uscire dalla tua bocca!


"Oh. E' solo fiato condensato , tutti possono...."



"Cosa hai detto?"




"Niente. Si, io posso fare le nuvole."


22.2.12

The Fugitive

"Voglio stare un po' da sola!"
"Fai come credi."
"Ma non c'è nessuno spazio in questa casa! C'è troppa gente!"
"Se ti riferisci ai tuoi fratelli, temo che nessuno possa cacciarli fuori prima del college."
"oooOOOH! Allora io cambio casa!"

Per fortuna invece di fare le valigie è andata a scarabocchiare in camera sua.
Dieci minuti dopo però è tornata alla carica :
"How do you spell: hai una grande casa?"
"H..A..I............."
"Ok, ho finito. Oggi pomeriggio possiamo andare al post office a spedire questa in Italia?"



La sciagurata non vede la nonna da sei mesi; rifiuta di parlarne, disegnarla, sostenere conversazioni telefoniche o apparire su skype. In compenso pare intenda tenersela buona come piano di fuga. Certo, si potrebbe anche interpretare come un attacco improvviso di nostalgia, chi può dirlo?


No ma va tutto bene

17.2.12

Non sarò certo io a correggervi

Pierrot al parco sull' altelena
"Cos'è questo noise?"
"L' altelena che cigola."
"Allora bisogna mettere un po' di sale e olio!"
"Sale e olio?"
"Yes! Nooo sugo: quello solo sulla pasta! Ahahaha..."


I SB e H giocano al big vegeterian wolf, aka il lupo mangiafrutta
"Run, daddy! Run for your wife!"
"You mean "run for your life"?"
"Run for your LIFE? Thant doesn't make any sense! Silly daddy..."


Seduti a tavola per cena, bussa qualcuno
Pierrot, chiaramente infastidito dall'interruzione:
"Chi è ? Uno robber?"


In partenza per Santa Fe
"Oggi andiamo da Wolf Foods?"
"Whole Foods."
"E' quello che ho dicio io: Wolf Foods. Si chiama così perchè c' è un big bad wolf, però tu non l'hai mai visto."
(questo purtroppo è direttamente riconducibile alla mia pigrizia nella pronuncia dei fonemi w e h, specialmente uno dietro l' altro - shame on me)


Sottoposti alla classica inchiesta:
"So, what are you guys going to be when you grow up?"
Pierrot: "I fireman. I big. I fast. I drive fire engine. Roarrrr!"
Verdun, guardando altrove: "I am going to be dentist and a witch."
A giorni alterni, hopefully.


7.2.12

Eloquent enough

When your two years old lets you know that : "You are the Cookie Monster, because you can eat many, many, many cookies" , it might be time to consider a substantial cutback.

29.1.12

There were three in the bed
















So, how's life in five?


Per il momento, non troppo diversa dalla vita in quattro.


P'tit Loup mangia, con la fame da lupo che l'ha caratterizzato fin dal primo quarto d'ora di vita, dorme, e consuma pannolini a un ritmo impressionante. Di giorno è contento di stare koalizzato nel babybjorn; ogni tanto apre mezzo occhio per controllare chi è in giro. Tollera rumori assordanti, urla dei fratelli, passeggiate nella neve, pasti e naps a cadenze molto poco regolari senza battere ciglio. A volte addirittura abbozza un sorriso, anche se, come gli ha fatto notare Verdun, "Sei sorridendo o sei sbadigliando? Scusa, non si capisce!". Le notti sono un po' meno idilliache: d'altra parte, è l'unico momento in cui possiamo dedicarci esclusivamente a lui - clever boy.
Btw, ancora una volta i miei geni si sono distratti durante il crossing over e la creatura assomiglia praticamente solo al padre; sconosciuti mi fermano per strada e mi chiedono "He looks like dad, right?". Ma ce l' avete un cuore?


Anyway.

Big Brother and Big Sister sono in forma.
Pierrot, con consueto tempismo, sta attraversando una crisi d'identità, una mezza anticipazione dell' adolescenza: un momento vuole essere cullato in braccio, subito dopo ringhia "Io big boy!" e si lancia dal divano. Gli cambia addirittura la voce, una roba abbastanza impressionante.
E' stato beccato vicino alla culla mentre, dall'alto dello sgabellino per lavare le mani che aveva trascinato fin lì, spiegava al fratello: "Hi. I'm big brother. I'm the boss!". Al povero P'tit Loup, ogni volta che sente la voce del fratello, si dilatano le pupille dal terrore. Una relazione su cui lavorare, diciamo.
Per Verdun è più facile. Lo tiene in braccio, lo coccola, lo fa giocare anche a lungo, gli parla molto ("Don't cry. Quando tu piangi you sound a bit like a zebra"). Un bambolotto appena più interattivo degli altri, per ora.


Io e H siamo ripiombati nella condizione di babysitter coinquilini: tutto sommato, direi che palleggiamo pargoli e impegni varii con discreta destrezza. Siamo anche riusciti a infilare tre seggiolini nel retro della Prius, e il pensiero di non dover cambiare macchina solleva parecchio il morale. Insomma, per dirla alla Forrest, siamo un po' stanchini. Piuttosto allegri, però.

16.1.12

I had a nightmare

Martin Luther King Day: ricorrenza comprensibilmente molto sentita negli States, festa nazionale, scuole, uffici e lab chiusi. Il dispay della library espone tanti libri a tema: con i SB ne sfogliamo qualcuno, guardiamo foto e disegni, cerco di spiegare cosa si festeggia, ma è tutto ancora un po' troppo difficile.
Portiamo comunque a casa qualche pagina da colorare, tra cui appunto un primo piano di MLK.
Verdun traffica con i suoi colori mentre metto inisieme un pranzo e poi mi presenta l'opera compiuta. Agghiacciante.


"Ma...la pelle fucsia? Non ti ricordi le foto? Martin Luther King era nero...
"No. That's pink. Tutti hanno la pelle pink."
"Ma cosa dici? E la tua amica Zoe? E Leila?"
"Mmmm.."
Manco l'avessimo cresciuta sull'alpe svizzera.

"E capelli non erano biondi, ma neri."
"No. Biondi sono più belli. Biondi, come le mie amiche Claire e Claudia."

Possiamo solo sperare che sia un caso di Mary-mary-quite-contrary. Il povero MLK si starà rivoltando nella tomba.

11.1.12

On ice

Weekend all'ice rink, girls only. Verdun inizialmente timorosa, dopo cinque minuti non abbastanza. Mi ha comunque tenuta per mano tutto il tempo, evento ormai rarissimo al di fuori della pista del ghiaccio. Io ho fatto del mio meglio per nascondere la mia innata maldestrezza, cercando invece di apparire serena, equilibrata e in controllo, e persino credibile.
Il che riassume un po' la situazione generale del momento: mi sorge a volte il dubbio di stare cercando di juggling troppe cose, ma lo ignoro. Non ho ancora capito bene quale sia la routine che mi dovrebbe permettere di assolvere i miei tasks minimi di mamma (con Verdun che vuole assolutamente che le insegni a leggere, chiaramente stufa marcia di aspettare che qualcuno legga per lei; Pierrot, che tra un po' si spannolina da solo perchè vuole mettere le mutande di thomas the engine come l' amico M.; e P'tit Loup genericamente impegnato a superare le innumerevoli milestones del primo anno di vita), moglie (davvero H, non ci ho messo una pietra sopra, I' m trying to fit in that too), portare avanti la ricerca per il dottorato, ritrovare una forma fisica meno spenta, mantenere la casa sopra la soglia della decenza, rispondere al telefono ai miei genitori, occasionally... long long list.
A pensarci bene, mi vengono dei mezzi attacchi di panico. A pensarci meglio, non cambierei una virgola.