25.9.10

Incontri

Spiegava il giovane Holden come "quelli che proprio mi lasciano senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l' autore fosse un tuo amico per la pelle per poterlo chiamare al telefono ogni volta che ti gira".
Come si può dedurre da un certo numero di indizi apparsi qua e là su questo blog, mi è capitato più di una volta di pensare che sarebbe stato piuttosto pratico poter fare uno squillo ogni tanto a Daniel Pennac. La mia ammirazione è costruita in larga parte sull'apprezzamento puramente letterario del suo stile, del suo uso della lingua e dei temi che affronta, sia attraverso i romanzi che i saggi. Ho anche la fortuna di poter leggere Pennac in francese, il che, per quanto la traduzione italiana sia eccellente e renda molto bene la fluidità e dinamicità del testo originale, rimane indiscutibilmente vantaggioso.
A questo si aggiungono, come quasi sempre se si va a investigare una preferenza particolare per un testo o un autore, ragioni più personali ed emotive, legate al momento in cui ho letto alcuni suoi libri, e alle persone che me hanno invitata a leggerli.
Come per la saga di Malaussène, che era stata fortemente consigliata da H, solitamente così restio alla fiction che mi aveva incuriosito. L' entusiasmo era stato tanto contagioso che l'avevo letta tutta in un estate. Anche i "Signori bambini" sono stati un suo regalo, arrivato in occasione di un Natale in cui avevamo appena scoperto che a breve saremmo diventati signori genitori. "Come un romanzo" e "Diario di scuola", invece li ho scovati da sola (uno l'ho sequestrato a un' ex-coinquilina, a dirla tutta), e hanno fornito grande carica e ispirazione negli anni in cui mi preparavo ad insegnare. Altri due titoli sulle mie mensole: "L' occhio del lupo e "Cabot Caboche", libri delicatissimi per bambini, ragalo di un amico francese che aveva individuato questo mio interesse senza che ne facessi parola.

Poi succede che un paio di settimane fa un' amica del master mi avverte che Pennac sarà a Londra per presentare la traduzione francese di "Diario di scuola". Ignorerò l' opportunità offerta su un silver tray per ironizzare sul fatto che ci sono voluti tre anni per tradurre il testo in inglese: Pennac qui non gode dello stesso successo che ha in Francia o in Italia, probabilmente proprio a causa del fatto che nella traduzione inglese, per quanto buona, si perdono il ritmo e lo stile che lo rendono tanto peculiare e interessante. Forse per questo la traduttrice inglese ha accantonato Malaussène per concentrarsi sui saggi sull' educazione, "Come un romanzo" e, appunto, "Diario di scuola".
Insomma, avrei preferito ascoltare Pennac da un palco all' aperto in una piazzetta parigina che in una saletta semibuia di Farrington, north east London, ma è stato comunque emozionante, sopra le mie aspettative.

La presentazione di ieri sera riuniva Pennac, la sua traduttrice inglese Sarah Ardizzone, e Quentin Blake, uno dei miei disegnatori di libri per bambini preferiti, che ha illustrato l' edizione inglese di "Come un romanzo" e ha scritto la prefazione di quest' ultimo lavoro. Attraverso gli spunti offerti dalle domande di Blake, Pennac ha raccontato, commosso, divertito e filosofeggiato attraverso un curioso mix di brillantezza dialettica, gestualità vivacissima, pacatezza e garbo, risultanti in un carisma che il suo lavoro da scrittore riflette solo in parte. Ha raccontato della propria esperienza di studente e di insegnante, soffermandosi in particolare sulla figura dell' ultimo della classe, delle paure e del senso di ineguatezza che caratterizzano la sua esperienza di scuola e di educazione. Di come lui avesse avuto la fortuna di incontrare alcuni insegnanti che lo incoraggiarono, attraverso strade e direzioni diverse da quelle canoniche,a sviluppare autostima e talenti personali. Di come poi egli abbia sperimentato sulla propria pelle, da professore, il bisogno di creare opportunità alternative e rispettare i ritmi individuali dei propri alunni, di dirigere la classe come un' orchestra anzichè come un reggimento. Dell' importanza che egli attribusce agli insegnanti e piu in generale agli educatori, nel promuvere una concezione della ricerca del benessere legata non alla capacita di cambiare macchiana o cellulare ogni due anni, ma alla possibilità di istruirsi, di avere accesso ed esplorare stimoli intellettuali diversi.

Tante idee, insomma, molto food for thought. Ma forse più di tutto mi ha colpita il contrasto, in questo scrittore ormai anziano, tra l' andatura rallentata e appesantita e la faccia scavata dalle rughe, e la caparbietà dello sguardo luminoso e profondo e del sorriso scanzonato e un po' sarcastico, apparentemnrte incapaci di soccombere allo scorrere degli anni, alla fatica, alla monotonia. Un bambino coi capelli grigi.

Avevo portato con me tre libri di Pennac per chiedergli di autografarli; ma lui era in vena creativa, e così adesso sono in possesso di una copia di "Signori Bambini" altamente personalizzata (per chi non avesse presente il disegno originale, i cinque omini con il cartello in alto sono stati aggiunti ieri sera). Wow! Questo compensa per quando mi hanno portata a Disneyland ma c' era lo sciopero delle maschere cosi non avevo potuto avere l' autografo di Donald Duck.

Et vive Pennac!


3 comments:

  1. Condivido l'ammirazione di Pennac, sia come scrittore che come educatore. Il primo libro che ho letto e' stato Come un romanzo, poi seguito da alcuni romanzi malausseniani. Tuttavia non ho mai letto Signori bambini, pur avendolo nella mia wish list da tempo immemorabile.. Pensa che ogni volta che accedo al tuo blog mi torna in mente che devo leggerlo!
    Ti invidio un pochino per quest'incontro, e soprattutto per la dedica (ma visto che contiene anche il mio nome faro' finta che sia anche un po' indirizzata a me..)

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  2. chefigoooo
    stefania

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  3. A Londra ho avuto il piacere di intervistare Pennac e di avere, da lui, ben 3 (dicasi 3) libri non solo autografati ma personalizzati, uno ciascuno per ogni (mio) figlio, con tanto di omini, cartelli, aggiunte, ecc. E dal grande Quentin Blake, intervistato a casa sua, sempre a Londra, ho avuto un suo bel disegno "personalizzato"!

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