22.5.10

Venerdì pomeriggio

Venerdì pomeriggio a spasso per Torino. Sono in cerca di qualche libro utile per la tesi, così ho lasciato H e i Signori Bambini a casa dei miei genitori, a dormire per recuperare il sonno perso nel viaggio. Childless e husbandless, libera da passeggini, babybjorn e obbligo morale di chiaccherare a vanvera per intrattenere i piccoli, mi muovo rapidissima e silenziosa. Non devo pensare a dove vado, qui posso inserire il pilota automatico.

Per strada raccolgo un po' di sensazioni che mi fano sentire subito a casa.
L' eleganza dei portici, delle vetrine di via Roma e piazza Castello, più pulite di come le ricordassi. La loro praticità, anche, perchè presto inizia a piovviginare, ma non fa niente.
Un caffè macchiato, in alternativa al solito tall-skinny-vanilla-latte-extra-hot: riscoprire il sapore dell' espresso del bar, la lucidità immediatamente successiva.
Via Garibaldi e le viuzze che la tagliano, una più bella dell' altra, ma anche non facili da differenziare. Testare sulla propria pelle il fatto che "il bello di Torino è che è costruita a pianta quadrata, perciò se ti perdi basta che giri tre volte a destra e ti ritrovi al punto di partenza". Ritrovare la strada.
Sentirsi urlare da un marocchino "Ciao bella!", fingere indifferenza e sorridere solo con il profilo rivolto al muro. Rendersi conto di avere chimato "marocchini" tutti quelli che venivano da latitudini inferiori alla Sicila per venticinque anni, senza neanche sentirsi unpolitically correct.
Gli odori e i colori di San Salvario, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo: ci lavora un prete silenziosamente rivoluzionario, don Piero Gallo. Amavo ascoltare le sue messe quando vivevo qui, ho voluto che fosse lui a battezzare i Signori bambini, tutti e due. Tra i suoi mille impegni di sacerdote in un territorio ancora "difficile", dove immigrazione e disperazione arrivano spesso sullo stesso treno, trova il tempo ogni settimana di dipingere su una bacheca fuori dalla chiesa un messaggio per la comunità: questa settimana è "I cristiani rendono Dio visibile". Mi fa pensare ai turisti e ai souvenirs che ho notato in giro per l' ostensione della Sindone, a come il fatto di entusiasmarsi perchè si vedrebbe la faccia di Gesù su un lenzuolo mi abbia sempre lasciata perplessa, che sono altre le cose che lo rendono visibile.
Rendersi conto di essere già arrivati: le distanze qui sono più umane che altrove, pare.

Non soffro di nostalgia quando sono a Londra: credo di aver attivato inconsciamente un meccanismo di autodifesa, per cui non penso mai a Torino. Alle persone che vivono qui ovviamente si, ma raramente ai luoghi.
Poi basta una passeggiata, da una stazione all' altra e ritorno, per ricordarmi che sono fiera di arrivare da qui, qualunque sia la destinazione futura; che la relativa facilità con cui mi sono adattata a vivere in luoghi molto diversi potebbe aver a che fare con un senso di appartenenza di fondo ben precisa, a cui il resto va a sommarsi ed arricchire, senza attaccare le basi un'identità costruita qui; il che mi porta dritto dritto a riflettere su che tipo di radici avranno i pargoletti, su cosa sia meglio per loro, se esista un meglio assoluto. Finisce che a forza di pensarci mi viene voglia di rivederli immediatamente, torno alla macchina quasi di corsa: ho solo due libri in borsa, e uno è per Verdun, ma meglio che niente.

2 comments:

  1. che bella descrizione!!
    anche io penso di avere fatto una specie di rimozione della mia cittá per non soffrire troppo. ma anche perché tutto sommato mi piace.
    però tutte le volte che ritorno nella MIA città sono un pò malinconica....
    mi piace "l'obbligo morale di chiaccherare a vanvera". anche io sono in questa fase e mi sembra di essere una stupida. ogni due per tre:"guardaaaaaaa, il bau bau!! e l'uccellinoooooo!!! andiamo a casa così mangi la pappa e fai la nanna, va bene? poi anche tu dai la pappa a lalli e quando arriva papà gli dai un bacino e domani vai all'asilo...."
    questi sono i discorsi tipo di una giornata normale...
    su cosa stai facendo il dottorato?che bello, una collega!!

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  2. eh eh..sei in buona compagnia! se un adulto mi ascoltasse per un giorno intero probabilmente consiglierebbe il ricovero alla neuro...

    purtoppo sto solo facendo un MA (quello che qui chiamano Master, ma è in pratica la laurea specialistica italiana) in Children's Literature. Mi interessa molto e mi piacerebbe proseguire con un dottorato, ma devo
    .raggiungere una media abbstanza alta nel MA
    .proporre un argomento di ricerca originale e interessante
    .trovare uno sponsor
    .organizzarmi in modo da creare una collaborazione a distanza, visto che tra poco ci trasferiremo, tornando periodicamente per colloqui con il tutor

    bazzecole, insomma!

    eventuali consigli in merito sono very welcomed!

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