17.4.13

You might as well be walking on the sand

E' un momento un po' grigio, in cerca di risposte a domande piuttosto pratiche, ad esempio dove vivremo alla fine dell'estate. Puo' darsi che rimarremo ancora a Los Alamos: e mi piacerebbe, considerati il clima eccezionale, il paesaggio che ci circonda, e soprattutto le rete di conoscenze e amicizie forte che abbiamo creato negli ultimi due anni e mezzo. Oppure  potremmo dover cambiare di nuovo stato o continente, e neanche questo mi dispiacerebbe. Abbiamo energia e curiosita' sufficenti per affrontare un altro cambiamento, per ricominciare altrove.
E' questa fase di attesa che mi blocca: non poter progettare niente che non vada oltre la fine del mese, concentrarsi solo sull'immediato per non farsi prendere dall'ansia, o non poter rispondere ai miei genitori o al mio supervisor che chiedono quando torneremo in Europa per l'estate.

Per fortuna c'e lo spring break. Abbiamo aderito all'esodo di massa durante le vacanze di primavera e siamo emigrati per quattro giorni nel sudest del New Mexico.
A nord del new Mexico ci sono Santa Fe, Albuquerque e Los Alamos. Al sud, citta minori e alcune riserve naturali. In mezzo, cinquecento chilometri di deserto, interrotto solo da cactus, yucca, agave, occasionali citta' fantasma del vecchio west, e sporadiche ironcows capaci di brucare per ore sotto un sole allucinante in assenza di un filo d'ombra. Piu che un viaggio, uno stato mentale.

La potenziale dimensione meditativa del viaggio e' stata purtroppo compromessa dalla presenza dei Signori Bambini nel sedile posteriore, che hanno dormito tutti e tre contemporanemante per ben venti minuti. Verdun e Pierrot hanno passato una considerevole porzione del tempo scambiando acute osservazioni del tipo: "You touched me!""No, you touched me""Say sorry""No you say sorry" "Stop copying me!" "Stop copying ME!"...
P'tit Loup, d'ora in avanti Santuzzo, si e' perso in totale contemplazione di questi allegri siparietti e non ha detto beh per cinque ore, se non per chiedere del succo di frutta.

Eppure anche questa volta ne e' valsa la pena. Se non altro per lo sguado affascinato di Pierrot davanti al serpente a sonagli o al roadrunner che gli e' praticamente passato sui piedi al Living Desert Zoo. Per le immense caverne di Carlsbad, con i pipistrelli appesi in attesa che faccia buio. Per l'attenzione che gli americani dedicano a queste riserve naturali, per l'organizzazione e l'entusiasmo che mi colpiscono sempre. E ovviamente per i programmi "Junior Rangers" per i piccoli, e per la promozione ufficiale di Verdun a Pierrot, con tanto di badge da collezionare.  
Particolarmente intenso resta il ricordo della visita alle White Sands, che non sono per niente facili da descrivere: l'immagine piu' vicina che mi viene in mente e' quella di un gigantesco pacco di zucchero rovesciato per terra, e le persone tutte sopra a divertirsi come formiche impazzite, facendo tunnel nella sabbia, scivolando con gli slittini e rotolando giu' dalle dune. Caldo, estremo e isolato eppure accogliente. Un buon posto per mettere in pausa  preeoccupazioni e ansie per il futuro, e prendersi una giornata per stare bene insieme e basta. Bello.
 
 
 
 
 

 

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