21.8.11

Black and white and grey

Ti puoi anche illudere di essere lontana da Torino da abbastanza tempo da non sentirne neanche più nostalgia. Parlarne poco, quasi mai. Cancellare foto dal computer. Ignorare certe canzoni ancora in memoria sull'ipod. Descriverla come la casa in cui sei cresciuta, un posto importante ma non necessariamente quello in cui vorresti tornare a vivere - 'che essere fuidi, capaci di adattarsi ed entusiasmarsi per nuovi habitat è diventata un po' la tua parola d'ordine.
Poi però ti capita una domenica pomeriggio di sfogliare il New York Times Magazine e incappare in una pubblicità della Rosetta Stone, corredata da foto in bianco e nero di Piazza Vittorio, all' alba, luce grigia sul pavè e poche macchine in giro. Non una didascalia, un indizio, niente. Non si vede neanche la Gran Madre, coperta da un gioco di luce - ma tu la vedi benissimo.
Allora succede di realizzare con un discreto senso di smarrimento che tu e l'uomo di fronte, a sua volta impegnato a leggere un inserto domenicale mentre controlla che i pargoli non si rovescino addosso la cioccolata calda, siete probabilmente gli unici individui in tutto il New Mexico in grado di riconoscere istantanemente quella piazza. Di ricordarne l'eleganza e la maestosità, le passeggiate sotto i portici e le corse al mattino prestissimo, le sessions da shopaholic con le amiche, le prime uscite a due tentative e dentrolariasporcailtuo sorrisocontrovento. Di immaginare una vita parallela, chiedersi e se invece fossimo rimasti a orbitare da quelle parti . Roba che fa male al cuore, e bene all'anima. L'appartenenza è avere Piazza Vittorio dentro di sè.



3 comments:

  1. Io ho sentimenti contrastanti nei confronti di Torino. Da un lato mi piace molto, è più viva addirittura di Milano e offre tante opportunità alle famiglie giovani (penso ad esempio alla mia amica Ves che si fa l'abbonamento alla lirica senza lasciarci un rene o ai tanti concerti a Collegno d'estate). Dall'altro, come saprai, non mi trovo a mio agio con l'eccessiva cerimoniosità dei torinesi, che secondo me è un buon modo per tenerti a distanza.
    Anni fa mi ci sarei trasferita di buon grado, adesso ci penserei parecchio.

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  2. Tutto vero. L'eccessiva cerimoniosità dei torinesi però impallidisce di fronte a quella dei londinesi...
    (hey, che bello poter associare una faccia a un commento :)

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  3. ...ed io dopo questa lettura così bella e nostalgica, quasi quasi mi sento un po' in colpa, nel dire che tra un paio d'ore m'aspetta il cosnueto aperitivo infrasettimanale, in quel di Piazza Vittorio :-)

    Ah, come è scontata la propria città, quando la si calpesta noncuranti tutti i giorni, eh..?

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