30.8.11

Cartoline dall'Eurotour

Qualche immagine ricordo delle nostre vacanze, prima che svaniscano del tutto.

Prima tappa: London.
Se hai vissuto in una città per tre quarti della tua vita, stai via per otto mesi e quando torni non ti ricordi di averci mai messo piede, i casi sono due: o sei molto vecchio, o sei molto giovane. In entrambi i casi, per chi assiste alla scena lo spettacolo è un po' sconfortante. Non mi aspettavo molto da Pierrot, ma un barlume di familiarità da Verdun si. Nein, familiarità. Tuttavia deve essersi resa conto che ci fossero delle aspettative: siamo tornati in questo parcogiochi a Marylebone, dove avrei diritto a una placca blu solo per le infinite code davanti alle altalene praticamente quotidiane. Verdun si è guardata intorno spaesata e mi ha chiesto:
"Tu ci sei gia stata qui?"
Eh, occasionally.

Nevermind.
Io e H abbiamo avuto la sensazione opposta, quella di non esserci mai mossi di lì, non fosse che per qualche altra vetrina che ha dovuto lasciare il posto a un ristorante libanese, lo starbucks di fiducia che aveva cambiato gestione e il bambino nuovo di zecca dei nostri amici italiani. Era ancora tutto lì, tutto quello che ci ha attirato e tutto quello che ci ha fatto venir voglia di fuggire: il cielo sempre grigio e la sensazione costante di freddo nelle ossa, il melting pot, i parchi curatissimi, la metro, l'accento irritante dei veri londoners, la loro schiettezza, il flusso rapido e incessante di persone e possibilità che può elettrizzare o angosciare, a seconda dei giorni.

Non ci sono foto della settimana londinese, proprio perchè non ci sentivamo per niente in vacanza. Appena sbarcati a Heathrow siamo invece immediatamente entrati in hyperactive mode, per adeguarci allo spirito del luogo. H ha incontrato il suo vecchio supervisor e hanno prodotto idee che dovrebbero riempire tre articoli, a suo dire. Io ho avuto la mia intervista di dottorato, che inizierò ufficiamente a ottobre, anche se sono mesi che lavoro al proposal. E' stato un raro momento di gloria, e soprattutto un'opportunità per discutere il mio progetto con persone competenti, interessate e addirittura apparentemente entusiaste. Non che H non abbia fatto del suo meglio per apparire interessato ed entusiasta, ma ho sempre avuto il dubbio che quando gli parlavo del proposal lui facesse codici nella testa.

I Signori Bambini sono stati palleggiati da un genitore all' altro e ovviamente hanno visto più cose in una settimana che nei tre anni in cui hanno vissuto lì.
Nella loro classifica delle London's top tourists' traps: il parco di Peter Pan nei Kensington Gardens; il children's zoo di Battersea, anche se l'animale più esotico è il lemuro; il Natural History Museum, specialmente lo shop; Trotters, dove le parrucchiere ti tagliano i capelli mentre sei distratto a guardare l' enorme acquario, e alla fine puoi avere un lecca lecca e un certificato di buona condotta; gap kids in High Street Ken, così grande e incasinato che a nessuno importa se i bambini si scelgono i vestiti da soli; e la pizza sulla south bank, nel ristorante da cui si può controllare il viavai delle barche sul Tamigi.

Ci manca Londra? No. Non ci tornerei a vivere neanche morta? Non è vero neanche questo. Mixed feelings.


(to be continued)

1 comment:

  1. con la notizia del dottorato mi hai tirato su l'anima!! quanto ti capisco!! (anche la sensazione che il marito stia sentendo e pensando ad altro...!).
    strane sensazioni quelle di Londra, buffissima Verdun! Non riuscirei ad immaginare un mio ritorno a pamplona, certo non sarebbe cosi. probabilmente sarà cosi quando fra (tot) anni ce ne andremo di qui e ritornerò fugacemente. non che non mi piaccia per niente, di certo non è il mio ideale di vita e di città, poi dopo essere vissuti a pamplona ci siamo accorti che si può avere tanto (ma mai tutto!!).
    E l'altra parte di vacanze??

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