24.1.11

Col sapor di cioccolato rende il latte prelibato

Prima di arrivare in America, pensavo che avrei iscritto Verdun ad una preschool, almeno per tre mattine alla settimana, più che altro per darle la possibilità di socializzare con gente della sua età. Poi però, essendo arrivati ad anno scolastico inoltrato, abbiamo trovato tutto pieno. Ci sarebbe stata la possibilità di inserirla in una lista d'attesa, ma intanto abbiamo scoperto l' esistenza di tanti playgroups e centri per famiglie che propongono attività per preschoolers - musica, danza, storie, lavoretti manuali, toddler hikes nei canyons, praticamente ogni mattina siamo impegnati di qua o di là.
Così ho deciso di rimandare l' iscrizione alla preschool all' anno prossimo: ci prendiamo questi mesi per guardarci un po' intorno tutti e tre insieme, i SB e io, per capire cosa ci piace fare, dove siamo capitati, chi ci sta intorno. E' bello fare queste scoperte insieme, ci sentiamo tutti e tre un po' più sereni e coraggiosi. E, per me, c'è il privilegio di poterli osservare da vicino con continuità, di condividerne gli stati d'animo, di registrare i loro i cambiamenti continui, le menti che si formano, le idee che crescono ad ogni nuova esperienza. Chiaramente, arrivo alla sera esausta e in disperato bisogno di mezz'ora di silenzio; ma al mattino sono sempre contenta di ricominciare una giornata dedicata a noi tre.

Forse proprio perchè li guardo tanto da vicino, mi sembra che stiano crescendo con una rapidità allarmante: ecco allora un post di aggiornamento in due tempi, per niente esaustivo, ovviamente, ma tanto per dare un idea. Cominciando dalla vecchia Verdun.
A guardare le foto dell'inverno scorso, non sembrerebbe tanto cambiata, solo un po' più alta: in effetti, usa praticamente lo stesso guardaroba, grazie anche all' antica strategia del "compriamolo per la crescita"; a dirla tutta, c'è il rischio che usi gli stessi vestiti anche l' anno prossimo. Comunque.
Quel che non si vede dalle foto è che diventa sempre di più una persona vera, una mini-me, come direbbero gli autoctoni. Di fondo, rimane la solita Verdun, acuta, sensibilissima e un po' isterica, e testarda come un mulo. Ma negli ultimi tre mesi, da quando siamo arrivati a Los Alamos, ha fatto passi da gigante: diventa ogni giorno più indipendente, più curiosa, più logorroica; del resto, lei stessa si riferisce ad avvenimenti della settimana scorsa come: "Sai, quando io ero piccola...".
Ha smesso di dormire al pomeriggio: era un momento che temevo, e invece ha alzato il morale di tutta la famiglia. Mentre Pierrot riposa, abbiamo tempo per fare cose "da bimbe grandi": leggere una storia di ballerine, fare un puzzle molto difficile, preparare un pranzo di cinque portate col play-doh, imparare a scrivere i nomi di tutti i suoi nuovi amichetti...
Si vede che apprezza questo momento di attenzione personale, e in genere è più serena per il resto del pomeriggio, anche quando Pierrot si sveglia e mi devo dedicare a lui. Gioca da sola, o cerca di coinvolgerlo nei suoi giochi, più o meno successfully. Un altro risvolto positivo è che alla sera crolla alle nove e dorme fino alle sette del mattino, incurante anche delle urla del fratello, che in genere arrivano puntuali intorno alle quattro (non è un mondo perfetto).
Diventa sempre più facile coinvolgerla in giochi nuovi, è più intraprendente. Ma quel che preferisce rimane il role-play, fare la mamma o la cuoca, soprattutto; la cucinetta ikea che le abbimo regalato a Natale ha avuto grande successo. A dirla tutta, per compensare la spesa dovrebbe giocarci fino alla pubertà, ma è tanto carina.
Colorare la annoia in fretta; disegna esclusivamente Barbapapà e ritratti di famiglia mostruosi, che però non riesco a buttare via. Sa scrivere il suo nome e qualche parola a memoria. Riconosce le lettere dell'alfabeto e per strada legge tutte le scritte tipo es-em-ai-ti-eich-es, senza avere la più pallida idea di come leggerle insieme: sembra che si stia allenanando per una gara di spelling bee.
Ha cestinato autonomamente prima il ciuccio e poi i biberon. Sono stata tentata di recuperarli in caso di reclami, ma non è stato necessario, non sono mai stati reclamati. In cambio invece si è fatta portare da Smiths a comprare una tazza con i cuoricini e la polvere magica per fare la cioccolata calda, nota al resto del mondo come Nesquik. Essendo suo unico termine di paragone la scarsissima hot chocolate di Starbucks, l' entusiasmo per il Nesquik è anche comprensibile: beata ignoranza. Prometto, Verdun, che un giorno ti accompagnero da Fiorio e mi farò perdonare.

(to be continued)

4 comments:

  1. che bello che ci siano tanti programmi li, e che bello vedere i propri piccoli crescere cosi da vicino!
    ho l'impressione che anche qui ci siano molte iniziative per le famiglie ma credo che dovra passare un altro po di tempo di sistemazione prima di iniziare a esplorare il territorio.
    ti sento felice. che bello!

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  2. :)

    Una donnina la tua Verdun!

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  3. Ah ah ah, il riferimento a Florio mi ha fatto schiantare: è così torinese!
    È vero che ogni città ha il suo tempio della cioccolata: da noi a Pavia è famosa e quasi sacra la cioccolata di Cesare, un baretto del centro dove non sono neanche granché gentili, ma la cioccolata è divina.

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  4. @lanterna: cioccolata calda e bicerin sono nella top five delle cose che mi mancano dell'Italia - non solo la bevanda in sè, a dire la verità, ma anche sedersi a un certo tipo di caffè, farsi maltrattare dai camerieri che lavorano lì da trent'anni..la nostalgia fa brutti effetti! :)
    gustati al più presto una cioccolata anche per me!

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