Il labour è stato "facile ed estremamente rapido", definizione che tralascia i particolari splatter e le gioie del passare da zero a dieci in due ore. D'altra parte, è vero che tre ore dopo sarei stata pronta a rifare tutto, anche solo per il momento in cui l'ho abbracciato per la prima volta: ululante, affamato come un lupo, un po' cianotico, pieno di capelli umidicci, bellissimo. L'evento più comune della storia umana mantiene un che di vagamente miracoloso. Benvenuto, P'tit Loup!
25.12.11
Un SB nuovo di zecca
Il labour è stato "facile ed estremamente rapido", definizione che tralascia i particolari splatter e le gioie del passare da zero a dieci in due ore. D'altra parte, è vero che tre ore dopo sarei stata pronta a rifare tutto, anche solo per il momento in cui l'ho abbracciato per la prima volta: ululante, affamato come un lupo, un po' cianotico, pieno di capelli umidicci, bellissimo. L'evento più comune della storia umana mantiene un che di vagamente miracoloso. Benvenuto, P'tit Loup!
12.12.11
Proust questionnaire @ 39th week
What is your current state of mind?
On the verge of nervous exaustion, but only for the last four and half years. Also very happy at times, albeit in a slightly drunken way.
What is your idea of perfect happiness?
Opening the presents on Christmas day in five.
What is your greatest fear?
Baby coming out with a tail. Or with Dr Spock ears. Or never coming out. And other such rational fears.
Which words or phrases do you most overuse?
"Ooops" and "Sorry". Being unable to see under my belly, I keep bumping into my children. On some unfortunate occasions, I've also bumped into someone else's children: not a good way to make new mommy friends, btw.
What are your favourite names?
Caterina and Pietro. And they are taken (I came up with the grand idea of letting them two to choose your name, baby. So that they'd feel involved, of course; also, here's something you won't be able to list when you will be catalogueing my ineptitudes in fifteen years or so - ah!)
What is your greatest regret?
Having booked a tour of the OB department, where I have been informed that "Babies here come out really, really blue, since we are the highest hospital in the country", and "If something goes wrong an helicopter comes up from Albuquerque in only twenty minutes". Nothing to worry about, then!
What is the trait you most deplore in yourself?
Impatience.
What is the trait you most deplore in others?
Procrastination (I know, baby, it's a loud and noisy world out there, but you will have to come out anyway at some point, and all this waiting is not going to make things easier, for any of us. Besides, most of the noise you are hearing is made by Big Sister and Big Brother, who happen to be among the very finest people I've met in my life, and hopefully in yours too. Scary stuff, but really worth a try)
What is your current motto?
"Keep calm and carry on" will do.
10.12.11
Pierrot's checklist
"Oh! Sand!"
Day two - per terra più di un metro di neve; abbandonata ogni pretesa di timidezza:
"Chi messo qui all this snow?"
Day three - chiudono il lab, le scuole e la library:
(visibilmente preoccupato)
"Starbucks open?"
"Smiths open?"
"Doctor-check-baby's-heatbeat open?"
Neve o no, baby, we are ready
30.11.11
Cose che non ho
http://outoftherandstad.blogs.ie/2011/11/17/summer-in-us-kids/
19.11.11
Random rambles
14.11.11
Cinderfella
Or, the party guest's chinese cat, Mao, which Pierrot mistook as a huge stuffy toy and pet for twenty minutes until it got rather fed up and grab his t-shirt: very scary stuff. It reminded me about contemplating of my beautiful newborn babies looking like dollies in their sleep -until all of a sudden they would wake up screaming, reminding the world that they were indeed alive.
Great party, btw.
25.10.11
Blood test
All' uscita dell'ospedale Verdun, ancora visibilmente sconvolta, annuncia:
"Devo dire something."
"Dimmi."
"Quando lo rimettono dentro?"
"Cosa?"
"Mio blood. Quando me lo rimettono dentro?"
"Mai, non serve. Ne hanno preso pochissimo, solo per controllare che vada bene."
"Ah."
.....
"Sei proprio sure?"
"Sicurissima."
"Ok, then."
22.10.11
The special one
"Dove?"
"Here. Vedi come hanno spelled "one"? "
"O-N-E. Nessun mistake."
"Ma "one" inizia with the sound ua, so it should begin with W."
"It should. Però "one" è un red word, una parola che non segue le regole dello spelling. E'...mmm...speciale."
"Oooh!"
"Eh."
Welcome to the magic world of the english spelling, Verdun. It doesn't come short in special words. In fact, I have a feeling there are enough for a lifetime of surprises...
18.10.11
La mamma drago
A volte mi sembra che larga parte del mio percorso di genitore sia speso nel cercare di capire con che razza di bambini ho a che fare. Ho degli ideali a cui aspiro, molto sfaccettati, che vengono rimessi in gioco e questionati in continuazione dai Signori Bambini. Raramente mi addormento sentendo di essermi avvicinata abbastanza a questi ideali; più spesso mi capita che mi ronzino in testa dubbi, insicurezze, idee per cercare di fare di più e di meglio. Just in case avessi bisogno di accumulare ancora un po' di ore di sonno perse.
Comunque. Ieri notte appunto non riuscivo a dormire, complice un po' di ansia generica e la pancia di dimensioni ormai significative, e mi sono imbattuta in questo articolo del Sunday Review, "Notes from a Dragon Mom", di Emily Rapp. Non un altro essere mitologico, ma una categoria di genitori molto specifica.
Alla mamma drago mamma tigre e compagnia fanno un baffo, perchè a lei è toccato il compito più terribile, quello di crescere un bambino colpito da una malattia genetica che involve una crescita poco diversa dal normale fino ai diciotto mesi, e poi una graduale regressione verso uno stato vegetativo, fino alla morte prima del terzo compleanno. Nessuna cura e nessun trattamento. Il suo compito è di accompagnare il suo bambino piccolo attraverso la malattia limitandone il più possibile la sofferenza, cercando di rispettare il suo dolore e la sua dignità.
E' chiaro che un'esperienza del genere abbia poco a che vedere nella pratica con quella di un genitore di un bambino sano. E' ovvio che su di me e sul mio rapporto con i miei figli ci siano altre aspettative, costruite sul presupposto di avere un futuro insieme e oltre la mia esistenza.
Eppure leggere la storia di questa mamma, raccontata con profondità e consapevolezza feroci, aiuta, in qualche modo. Ad esempio, a riconsiderare incertezze e paranoie sul proprio ruolo; a ricordarsi di incoraggiarli a fare del loro meglio, mettendo davvero da parte le nostre ambizioni e il nostro ego; a pregare non solo per la loro salute e la loro allegria, ma anche per trovare la forza di saperli aiutare ad affrontare il dolore. A mettere le cose in prospettiva, insomma.
But today Ronan is alive and his breath smells like sweet rice. I can see my reflection in his greenish-gold eyes. I am a reflection of him and not the other way round, and this is, I believe, as it should be. This is a love story, and like all great love stories it is a story of loss. Parenting, I've come to understand, is about loving my child today. Now. In fact, for any parent, anywhere, that's all there is.
26.9.11
Turning two on the choo-choo
Non contento, pretende di saper contare e di conoscere l'alfabeto: scende le scale di casa contando one, two, three, three, four, four, four, ten! Finge di scrivere con la precisione di un monaco amanuense, producendo ovviamente solo scarabocchi. Riconosce la P, ma la indica come "This P, P for Toto!", segnale inequivocabile della mancanza di un tassello nel ragionamento. Chiacchera, racconta, chiede sempre "perchè", quando nessuno lo ascolta blatera a vanvera come un vecchio brontolone. Crea neologismi pazzeschi in italinglish e si arrabbia moltissimo se non li cogliamo al volo; eppure basta poco, davvero pochissimo, per farlo tornare a sorridere.
Lui e Verdun trafficano insieme per ore, letteralmente; capita che finisca in tragedia, ma nemmeno troppo spesso. Al momento il gioco favorito consiste nel caricare sul divano tutti i loro giocattoli e pretendere di essere su un bus, su un taxi, and all things that go (mi sembrava strano finchè ho avuto un flashback al 1987, in cui io e i miei fratelli spostavamo tutti le nostre cianfrusaglie sul tappeto e giocavamo al "camper di david e lisa" - il link tra il camper e lo gnomo rimane imperscrutabile).
Ma il mezzo di locomozione preferito di Pierrot rimane il treno, che ovviamente a Los Alamos non c'è: in compenso la biblioteca ha un'ampia selezione di libri illustrati in materia, con l'unico limite di illustrare perfettamente treni a carbone in stile Far West non proprio facilmente reperibili. L'abbiamo anche preso il treno, l'estate scorsa in Italia, ma è chiaro che con aspettative del genere il viaggio Alpignano-Torino non risulti proprio entusiasmante.
Per fortuna in America, sempre per la storia del popolo giovane dalla storia relativamente recente, ci sono un sacco di adulti che sembrano condividere la passione di Pierrot, e vecchie linee vengono sistematicamente restaurate e rimesse in funzione just for fun. Così per festeggiare il suo complenno siamo stati in Colorado, sulla Durango and Silverton Narrow Gauge Railroad, antica linea che collegava Durango a questa città creata per ospitare i cercatori d'oro, a tremilacinquento metri nelle San Juan Montains, coda delle Rocky. Il Colorado all'inizio dell'autunno vale la pena un giro in treno anche se non si appasionati di antiche locomotive: le tre ore di viaggio tra le montagne, lungo il fiume o a ridosso di canyons profondissimi, in mezzo alle foreste dai colori incredibili, sono trascorse molto veloci. Poi c'è stato il museo dei treni e l'immancabile sosta di mezz'ora intorno ala plastico di Thomas the Engine. Insomma siamo tornati da Durango stravolti e con le facce nere di carbone, ma Pierrot detto Toto è apparso soddisfatto. Happy birthday, my little engineer!
22.9.11
Between the lions
"Yes, yes!"
"Good: one, two, three!"
"Ahrrrrrr!"
"What was that?"
"We were pretending to be mighty lions!"
"Could you please pretend to be plain sensible children instead? Let's try again: one, two, three!"
"....?"
"I was being a jellyfish!"
"Do you even know what a jellyfish IS?"
"We're cold!"
"And I' m freezing! Just fake a nice smile and we're done, ok? Now!"
"Oh, my."
"What? What?"
"Nothing. The mighty lions impression will do. Back to the hotel, now."
There are days when even a digital camera won't do. How did parents ever managed with the old ones, I know not.
18.9.11
Appendix
Il nuovo centro è stato ufficialmente inaugurato due giorni dopo che abbiamo lasciato New York - molti progetti interessanti, mi piace l'idea delle fontane con i nomi delle vittime iscritte sulle pareti. Larga parte del piano è ancora in the making, ma a New York questa è una cosa che anzichè disturbare in un certo senso armonizza con il resto della città.
Non è un messaggio che coincide esattamente con il Vangelo di questa settimana, incentrato sul valore del perdono, anche se si sovrappongono in parte. Mi sembra più interpretabile come un'ammissione dei propri limiti, dell'incapacità di una piena comprensione degli eventi e delle ragioni di chi li ha provocati - forse un atteggiamento che sarebbe stato più scontato e immediato in un popolo europeo, ma per quello americano implica una messa in discussione dei propri valori, storia e cultura molto profonda e non facile. Eppure c'è in corso una presa di coscienza della necessità di rivalutare l'efficacia delle scelte politiche fatte sulla scia di quegli eventi, e di andare oltre, di celebrare il futuro, ad esempio la capacità di New York di rimanere un centro di gravità mai veramente messo in discussione, dai giorni di Ellis Island in avanti. Non so, mi è sembrato un piccolo segnale di speranza per tutti, dappertutto.
17.9.11
This is New York
"Okay, okay, I'll throw in another clock."
In the year 1626 a Dutchman, Peter Minuit, bought the island of Manhattan from the Indians for twenty-four dollars worth of handy housewares. It remains the biggest bargain in American history. Businessmen say that now he would have to throw in another eight billion dollars.
And no wonder.
(M. Sasek, "This is New York")
Il bello degli fisici nucleari è che ogni tanto organizzano conferenze in posti interessanti. A pensarci bene non ho mai visto H arrivare da un convegno soddisfatto in termini di scambio di conoscenze, in compenso torna sempre con belle foto e buone idee per le vacanze.
Ogni tanto capita che ci accozziamo anche noialtri tre.
L'ultima conferenza è stata in New Jersey, in un residence sull'oceano a un' ora di treno da New York. Eufemisticamente si potrebbe dire che ho appoggiato la sua partecipazione; in pratica, ci è mancato poco che l' abstract lo mandassi io ("Impact of the ocean waves on the wellbeing of the twentysix-weeks-pregnant woman").
Insomma, alla fine siamo partiti tutti, e approfittando del Labour Day e del weekend siamo stati via una settimana, quattro giorni a New York e tre a Longbranch.
I love New York. Ci sono stata la prima volta a sedici anni e sono rimasta comprensibilmente folgorata. Pero mi è successo anche quando ci sono tornata a ventinove e anche la settimana scorsa, e nel mentre un po' di mondo l'ho girato ("Ma NY è poi tanto diversa da Londra?" "Si.")
H ha delle perplessità sul traffico, sulla relativa mancanza di spazi verdi, sulla concentrazione di persone, sui ritmi accelerati della metropoli. Cose che non scalfiscono il mio entusiasmo, che i Signori Bambini, come sempre, hanno assorbito come spugne mantenendosi eccitati e iperattivi per tutto il soggiorno. Nota di colore: abbiamo dimenticato a Los Alamos alcuni items abbastanza essenziali, tra cui il passeggino - l' incubo di ogni genitore. Per fortuna Verdun è entrata in modalità Maurizio Damilano e ha camminato per Manhattan in lungo e largo, distratta della densità di gente, taxi e Starbucks. In compenso, io e H abbiamo rischiato l' amputazione degli arti superiori, sfibrati dal sostenimento prolungato del non-longilineo Pierrot. E' andata.
Nell' infinita offerta culturale locale abbiamo pescato attività che avessero un minimo di rilevanza per tutti. Mmm. Con un leggero sbilanciamento verso il settore più giovane della famiglia. Insomma, tra le ninfee di Monet al MoMa e l' orso polare al Central Park zoo, ha vinto l'orso.
Abbiamo anche preso il ferry per la Statua della Libertà ed Ellis Island, e al ritorno abbiamo fatto la doccia le fontane a zampillo di Battery Park. Siamo stati al "Museo dei dinosauri" e al planetario, e al Disney Store di Times Square che è come una show room dove piu roba tiri giù, più sono contenti e se ti vedono provare il costume di Cinderella ti portano subito scarpette e tiara, per completezza. Abbiamo zigzagato per Central Park,tra lo zoo, il lago delle barchette, la statua di Alice in Wonderland e il burattinaio che ha incantato Verdun.
Siamo stati a Bryant Park di notte, quando le uniche luci sembrano quelle riflesse dai grattacieli intorno, e i SB hano organizzato un birthday party sul prato per i loro amici immaginari.
L' ultimo giorno pioveva a dirotto, così ci siamo rifugiati nella Central Library, sezione kids, dove custodiscono tra le altre cose i pupazzi originali di Winnie-the-pooh and friends. Siamo anche riusciti a vedere il resto della library, le collezioni e le sale studio, e il bookworm che è in me avrebbe volentieri piantato radici lì.
Invece ci siamo poi spostati in New Jersey, dove il tempo è stato abbastanza inclemente, ma i SB non hanno fatto una piega: hanno giocato sulla spiaggia per ore, in kway, e invece che nell'oceano, il bagno l'hanno fatto nella spa dell'hotel.
E così è andato anche l' ultimo sprazzo di vacanza, l' ultima vacanza in quattro. A Los Alamos siamo stati accolti da un clima decisamente autunnale. Per la prima volta dopo anni, tuttavia, ho voglia di autunno, di aria fredda, di umidità, di foglie per terra, di cinnamon dolce latte bollente, di coprirmi e tenere al caldo la pancia che cresce veloce. Di vivere quest' ultimo trimestre di attesa in toni un po' più lenti , compatibilmente con i ritmi dei futuri Big Brother and Big Sister, i cui feelings per il nuovo fratellino al momento oscillano fra curiosità, eccitazione e timore da invasione barbarica. Brace yourselves, guys!
31.8.11
Cartoline dall' Eurotour (continued)
Da Londra siamo volati in Sicilia. Una settimana di mare a Cefalù, poi un breve tour con una macchina affittata sul posto: Palermo, Agrigento, Siracusa.
La Sicilia è potenzialmente bellissima. Solo che a me, a forza di girare con i Signori Bambini, è venuta questa sorta di deformazione professionale per cui le prime cose che noto quando visitiamo un posto nuovo sono l' attitudine, le attenzioni e le attrezzature dedicate ai piccoli. Dopo anni di consultazione ossessivo-compulsiva della Lonely Planet, sono passata a scrivere mentalmente la Lonely Planet for kids ogni volta che esco di casa.
La premessa è per spiegare perchè in tante occasioni la Sicilia mi abbia fatto cascare le braccia.
Certo, c'era il mare davvero pulito, e la spiaggia con la sabbia fine e le conchiglie che assicurano ore di intrattenimento per qualunque infante, e specialmente per i nostri che vivono a duemila km dalla spiaggia più vicina: Pierrot era soprattutto interessato a trafficare con camion, palette e secchielli sulla spiaggia, mentre Verdun avrebbe passato ore in acqua.
Solo che finiva tutto lì: il mare, la spiaggia, la vegetazione lussureggiante potevano compensare il caldo e l' umidita, ma non la trascuratezza con cui si presentava tutto il resto. Come l'area pedonale intasata di motorini che correvano come schegge facendo rasette ai passeggini; i marciapiedi rotti e sporchi; i parcogiochi minimi, vandalizzati, esposti al sole; ancora troppa gente che fuma noncurante di avere dei bambini vicino; and so on. Stesse condizioni nelle città che abbiamo visitato, a parte Siracusa, che mi ha lasciato un'impressione migliore.
Mi sono sembrati segni di un'arretratezza culturale a cui non ero preparata, e mi ha amareggiata un po'. Davvero si può fare di meglio, e non ci vorrebbe neanche tanto. Mi piacerebbe tornare in Sicilia tra qualche anno e trovarmi smentita, realizzare che fosse solo una questione di catching up, chissà.
Poi siamo tornati a Torino, e le ultime due settimane di vacanza le abbiamo dedicate alle nostre famiglie e ai nostri amici, il che comporta sempre un tour de force tempistico e organizzativo che ci lascia puntualmente stravolti, ma un po' più sereni, non fosse altro che per tutte quelle facce che dopo tanti anni di assenza ci accolgono ancora con entusiasmo.
Insomma vacanze lunghe e intense, accumulando giorni di ferie ancora da maturare (H mi fa notare che al momento è a -17), tempo dedicato a noi quattro e poi a far conoscere ai SB quella famiglia allargata di cui si ricordavanno pochissimo. Good times.
30.8.11
Cartoline dall'Eurotour
Prima tappa: London.
Se hai vissuto in una città per tre quarti della tua vita, stai via per otto mesi e quando torni non ti ricordi di averci mai messo piede, i casi sono due: o sei molto vecchio, o sei molto giovane. In entrambi i casi, per chi assiste alla scena lo spettacolo è un po' sconfortante. Non mi aspettavo molto da Pierrot, ma un barlume di familiarità da Verdun si. Nein, familiarità. Tuttavia deve essersi resa conto che ci fossero delle aspettative: siamo tornati in questo parcogiochi a Marylebone, dove avrei diritto a una placca blu solo per le infinite code davanti alle altalene praticamente quotidiane. Verdun si è guardata intorno spaesata e mi ha chiesto:
"Tu ci sei gia stata qui?"
Eh, occasionally.
Nevermind.
Io e H abbiamo avuto la sensazione opposta, quella di non esserci mai mossi di lì, non fosse che per qualche altra vetrina che ha dovuto lasciare il posto a un ristorante libanese, lo starbucks di fiducia che aveva cambiato gestione e il bambino nuovo di zecca dei nostri amici italiani. Era ancora tutto lì, tutto quello che ci ha attirato e tutto quello che ci ha fatto venir voglia di fuggire: il cielo sempre grigio e la sensazione costante di freddo nelle ossa, il melting pot, i parchi curatissimi, la metro, l'accento irritante dei veri londoners, la loro schiettezza, il flusso rapido e incessante di persone e possibilità che può elettrizzare o angosciare, a seconda dei giorni.
Non ci sono foto della settimana londinese, proprio perchè non ci sentivamo per niente in vacanza. Appena sbarcati a Heathrow siamo invece immediatamente entrati in hyperactive mode, per adeguarci allo spirito del luogo. H ha incontrato il suo vecchio supervisor e hanno prodotto idee che dovrebbero riempire tre articoli, a suo dire. Io ho avuto la mia intervista di dottorato, che inizierò ufficiamente a ottobre, anche se sono mesi che lavoro al proposal. E' stato un raro momento di gloria, e soprattutto un'opportunità per discutere il mio progetto con persone competenti, interessate e addirittura apparentemente entusiaste. Non che H non abbia fatto del suo meglio per apparire interessato ed entusiasta, ma ho sempre avuto il dubbio che quando gli parlavo del proposal lui facesse codici nella testa.
I Signori Bambini sono stati palleggiati da un genitore all' altro e ovviamente hanno visto più cose in una settimana che nei tre anni in cui hanno vissuto lì.
Nella loro classifica delle London's top tourists' traps: il parco di Peter Pan nei Kensington Gardens; il children's zoo di Battersea, anche se l'animale più esotico è il lemuro; il Natural History Museum, specialmente lo shop; Trotters, dove le parrucchiere ti tagliano i capelli mentre sei distratto a guardare l' enorme acquario, e alla fine puoi avere un lecca lecca e un certificato di buona condotta; gap kids in High Street Ken, così grande e incasinato che a nessuno importa se i bambini si scelgono i vestiti da soli; e la pizza sulla south bank, nel ristorante da cui si può controllare il viavai delle barche sul Tamigi.
Ci manca Londra? No. Non ci tornerei a vivere neanche morta? Non è vero neanche questo. Mixed feelings.
21.8.11
Black and white and grey
Poi però ti capita una domenica pomeriggio di sfogliare il New York Times Magazine e incappare in una pubblicità della Rosetta Stone, corredata da foto in bianco e nero di Piazza Vittorio, all' alba, luce grigia sul pavè e poche macchine in giro. Non una didascalia, un indizio, niente. Non si vede neanche la Gran Madre, coperta da un gioco di luce - ma tu la vedi benissimo.
Allora succede di realizzare con un discreto senso di smarrimento che tu e l'uomo di fronte, a sua volta impegnato a leggere un inserto domenicale mentre controlla che i pargoli non si rovescino addosso la cioccolata calda, siete probabilmente gli unici individui in tutto il New Mexico in grado di riconoscere istantanemente quella piazza. Di ricordarne l'eleganza e la maestosità, le passeggiate sotto i portici e le corse al mattino prestissimo, le sessions da shopaholic con le amiche, le prime uscite a due tentative e dentrolariasporcailtuo sorrisocontrovento. Di immaginare una vita parallela, chiedersi e se invece fossimo rimasti a orbitare da quelle parti . Roba che fa male al cuore, e bene all'anima. L'appartenenza è avere Piazza Vittorio dentro di sè.
29.7.11
Kicks
25.7.11
Arrivals
In compenso in termini di catastrofi fai-da-te non ci facciamo mancare nulla: tornare in America una settimana dopo H per sfruttare un po' di più i biglietti strapagati, per esempio, non si è rivelata un' idea brillante.
E' noto che la ratio ideale per i viaggi è 3 adulti: 1 bambino. 1 adulto: 2 bambini è invece premessa di esurimento fisico e nervoso, per tutti e tre, specialmente se il tragitto comporta tre voli e 23 ore complessive di viaggio. Atroce.
Comunque, è andata: siamo arrivati tutti e tre interi e senza aver perso per strada niente di fondamentale. Poteva andare peggio: lo zaino con tutti i documenti, biglietti, passaporti e cash che ho dimenticato alla dogana avrebbe potuto raccoglierlo qualcun altro, anzichè il poliziotto che me lo ha restituito mezz' ora dopo con sguardo compassionevole. Verdun avrebbe potuto rovesciarmi addosso un bicchiere di vino anziche il suo apple juice, e allora sarebbe stato più difficile autoconvincersi che l' alone fosse quasi invisibile. Il signore seduto davanti avrebbe potuto girarsi e inveire contro Pierrot almeno una ventina di volte, invece di sopportare stoicamente calci sulla schiena per dodici ore - unica spiegazione plausibile è che sia stato nella mia stessa situazione qualche anno fa.
Arrivata ad Albuquerque, ho promesso a me stessa che sarebbe stato il mio ultimo viaggio da sola con due bambini, nella piena consapevolezza che si trattava dell'ultima di una lunga serie di promesse mancate. Tipo quelle fatte tra una contrazione e l' altra in attesa della comparsa di Verdun, poi smentita e ripetuta tra una contrazione e l'altra in attesa della comparsa di Pierrot. E adesso è prevista una nuova smentita per dicembre...
Perciò, pensandoci meglio, potrebbe essere la volta buona che terrò fede a una promessa fatta in condizioni disperate: si prospettano viaggi da sola con tre bambini, sperando di non dimenticarne nessuno alla dogana.
2.7.11
Fire
E da qualche giorno anche le pinete delle Jemez Mountains che circondano Los Alamos bruciano: il fuoco non è ancora arrivato al centro abitato, ma per precauzione, e memori dell'incendio che nel 2000 distrusse duecento case, l'intero paese è stato evacuato - 25ooo persone. Rimane una città fantasma, fino a data da destinarsi.
Poi per quei luoghi che ormai sentiamo anche un po' nostri, per la "land of enchantment" tanto delicata, per le montagne che stavano tornando verdi dopo l'ultimo grande incendio.
Ma soprattutto per gli amici e per i loro bambini, per il trambusto, il disagio e la paura che stanno vivendo. Come avrebbe affronatato Verdun l'incertezza e lo scombussolamento di un'evacuazione? Certamente molto male. Come se la staranno cavando Maya, Ian, Peter e tutti gli altri?
Non resta che sperare che tutto torni presto alla normalità, anche se un po' affumicato, senza troppi danni e troppi brutti ricordi. A pensarci bene, una parte di me preferirebbe essere lì.
30.6.11
A mother's prayer for her daughter
May she be Beautiful but not Damaged, for it’s the Damage that draws the creepy soccer coach’s eye, not the the Beauty.
When the Crystal Meth is offered,
May she remember the parents who cut her grapes in half
And stick with Beer.
Guide her, protect her
When crossing the street, stepping onto boats, swimming in the ocean, swimming in pools, walking near pools, standing on the nearby subway platform, crossing 86th Street, stepping off of boats, using mall restrooms, getting on and off escalators, driving on country roads while arguing, leaning on large windows, walking in parking lots, riding Ferris wheels, roller-coasters, log flumes, or anything called “Hell Drop,” “Tower of Torture,” or “The Death Spiral Rock N’ Zero G Roll featuring Aerosmith,” and standing on any kind of balcony ever, anywhere, at any age.
Lead her away from Acting but not all the way to Finance.
Something where she can make her own hours but still feel intellectually fulfilled and get outside sometimes
And not have to wear high heels.
What would that be, Lord? Architecture? Midwifery? Golf course design? I’m asking You because if I knew, I’d be doing it, Youdammit.
May she play the Drums to the fiery rhythm of her Own Heart with the sinewy strength of her Own Arms, so she need Not Lie With Drummers.
Grant her a Rough Patch from twelve to seventeen.
Let her draw horses and be interested in Barbies for much too long,
For Childhood is short — a Tiger Flower blooming
Magenta for one day –
And Adulthood is long and Dry-Humping in Cars will wait.
O Lord, break the Internet forever,
That she may be spared the misspelled invective of her peers
And the online marketing campaign for Rape Hostel V: Girls Just Wanna Get Stabbed.
And when she one day turns on me and calls me a Bitch in front of Hollister,
Give me the strength, Lord, to yank her directly into a cab in front of her friends,
For I will not have that Shit. I will not have it.
And should she choose to be a Mother one day, be my eyes, Lord,
That I may see her, lying on a blanket on the floor at 4:50 a.m., all-at-once exhausted, bored, and in love with the little creature whose poop is leaking up its back.
“My mother did this for me once,” she will realize as she cleans feces off her baby’s neck.
“My mother did this for me.” And the delayed gratitude will wash over her as it does each generation and she will make a Mental note to call me. And she will forget.
But I’ll know, because I peeped it with Your God eyes.
Amen.
(from Tina Fey "Bossypants")
Buon compleanno, Verdun, pesciolina instancabile nel mare di Cefalù. Che bella sorpresa la grinta con cui affronti le onde più alte di te: "Ieri ero solo three, ma adesso sono four: voglio stare sempre sempre sempre nel mare!"
17.6.11
Eurotour
15.6.11
Verdunglish
"Io non singo. Singhi tu."
"Wait uno secondo: sono arrivando!"
"Abbiamo comprato juice, bananas e qualcosa else."
"Quanto abbiamo speso da Smiths? Forty dollars? This is oh my-oh my!"
"Boy, cosa fai su tuo bed? It's not dorming time!"
"Aaaah! Non ho chiudato miii eyes!" (nel bagnetto)
Financo al metanalitico : "Lo so che si dice jump, però io dicio jumpare perchè è more funny."
Ricordo quando, aspettando Verdun, io e H ci siamo sciroppati tutta la letteratura sul growing bilingual su cui siamo riusciti a metter mano: decisamente, avremmo potuto sfruttare meglio tutto quel tempo libero. Perchè in questo campo, le regole le detta lei. Perchè il bilinguismo è una cosa con cui lei deve fare i conti, e noi possiamo solo aiutarla.
Non che non ci abbiamo provato, all'inizio, a mantenere una sembianza di purezza linguistica: parlare esculusiavamente italiano in certe situazione, esclusivamente inglese in altre, rispettando i suoni, la grammatica, le idiosincrasie di ogni lingua.
Solo che non funziona per Verdun, la aiuta poco: perchè lei sta crescendo in bilico fra le lingue, nel suo mondo non c'è una separazione netta. Il suo modo di trovare un senso è di mischiarne il lessico e le costruzioni sintattiche, ascoltarsi, compiacersi di certi suoni e dei suoi neologismi.
Alziamo bandiera bianca davanti alla contaminazione. Finiamo per parlare tutti verdunglish: è inevitabile, e, come direbbe la diretta interessata, more funny.
8.6.11
How I disgraced your mother - and her ineptitude at cooking - in five words
"Are you fixing something, sweetheart?"
"No. We're making a cake."
Which says something about her mum's idea of making a cake being going to the supermarket and buy one, possibly pre-sliced. There's still a possibility that some mums did not make the connection. Although people tend to be quite receptive about these things here.
2.6.11
The burrow
Sarà un po' eccessivo un post celebrativo sulla cameretta dei bambini? Forse solo chi ha dormito per più di un anno in quattro nella stessa stanza potrà empatizzare. Io, ogni volta che sulla scia dell'esasperazione declamo: "Andate a giocare in camera vostra!", ho ancora un fremito di entusiasmo.
"Camera vostra" vuol dire non svegliarsi con brutti pensieri a causa dell' infimo pezzo di lego che ti aspettava ai piedi del letto; vuol dire poter uscire di casa ignorando il casino perchè basta chiudere una porta; e, soprattutto, poter dormire diciamo non notti intere ma una discreta porzione senza il caratteristico sottofondo del brontolio dei criceti raffreddati.
Eccola qua, la tana, 10% ispirazione e 90% contributo dei sapienti architetti svedesi. Ci sono un po' di cose che piacciono ai SB, altre che piacciono a me, sistemate secondo quelle quattro cose che ho imparato avendo a che fare con creature al di sotto del metro e venti.
Pierrot dorme nel lettino che abbiamo portato da Londra. Non abbiamo portato altri mobili, ma il lettino ha trovato il suo spazio sulla nave della speranza. Ci ha dormito Verdun sin dal giorno zero, fino a quando è stata scalzata dal fratello: non sono riuscita ad abbandonarlo oltreoceano. I lettini sono uno di fronte all altro e per un certo periodo il genitore di turno doveva sedersi in mezzo e tenere la manina a entrambi i pargoli finchè non si fossero addormentati, modello crocefisso. Alla vigilia dei quattro anni, Verdun ha deciso che può fare a meno della manina, bontà sua.
Il dovere arredare una camera per un maschio e una femmina mi ha impedito nel cadere nella trappola rosa/blu, propendendo invece per un' accozzaglia di colori. Il fatto che Verdun sia la maggiore le garantisce cmq una role-play area abbastanza ad hoc, con massiccia presenza di forni, pentolame, bambole e passeggino, non proprio calibrata dalle quattro macchinine di Pierrot. Ma credo sia solo questione di tempo.
Il tavolino dell' Ikea è ormai scribacchiato oltre ogni possibilità di recupero; cerco di convincermi di avere due Pollock in erba, ma temo piuttosto siano segnali precoci di vandalismo. Se non altro, è amatissimo, anche comprensibilmente essendo l' unico mobile della casa a loro misura. Di grande appeal, appena l' occhio del genitore è distratto, l'autoscontro con le seggioline. A conferma della teoria che i bambini non imparano niente dai propri errori se commessi più di mezz' ora prima, i lividi da autoscontro sono uncountable.
Di fronte al tavolo c' è uno scaffale preso da Target, il fratello povero dell' Ikea: nella cameretta funziona bene perchè è tutto alla loro portata e i giochi possono essere riposti totalmente a caso mantenedo comunque un'apparenza decorosa.
Accanto allo scaffale, il reading corner: i libri, in italiano, inglese più qualche extra, sono sistemati in tre ceste, senza un ordine preciso. Cerchiamo di tenere fuori in una pila quelli presi in prestito alla library, per tentare di ricordarci di restituirli, eventualmente. La scelta delle ceste piuttosto che di una libreria è sempre basata su un criterio di accessibilità: i SB possono trovare facilmente i libri che cercano, li hanno sempre tutti sotto gli occhi, e sono più facili da rimettere a posto (sull'ultimo punto c'è ancora abbastanza lavoro da fare, in effetti).
L' armadio è a muro e scorrevole, il che ci ha risparmiato un po' di soldi e craniate contro le ante. La moquette blu per terra continua a piacermi poco, e forse un giorno o l' altro copriremo anche quella con vero finto palquet. La cosa buona è che posso risparmiare ai SB alcuni dei mantra più fastidiosi della mia infanzia : "Gioca sul tappeto che prendi freddo" e "Dove sono finite le tue ciabatte?".
La tana dei Signori Bambini così come appare nelle foto è ovviamente una conquista delle primissime ore del mattino e della notte: nel resto della giornata tendiamo a scavare sentieri in mezzo a giocattoli e libretti, tutti rigorosamente per terra. Del resto, come Verdun ha imparato da Charlie and Lola, "It's not messy: it's just spread out!"
Greetings from the burrow !
15.5.11
May snow
Vocina dal sedile posteriore:
"Mamma, cos'è quello? Snow?"
8.5.11
Mother's day
Things are always changing, no matter how much we might want them to stay the same: you could take a picture of your children every single day, and every single day they'd just be getting older. That's a fact. A heart-breaking fact, but still a fact. So seize your days and dwell on them fully. Look at your children because they know how to inhabit brief periods of time with extreme passion, and for nothing more really than the sake of those moments. They can help you remember that, if you only slow down and let them.
Feel fortunate, because chances are good that you actually might be.
There's something to go back on the black days, when it's five o' clock and I'm already feeling knackered, but also on those really good ones, when I feel like I'm doing great and nobody is there to clap. On those days when everyone seems so demanding, and I'd really like to be able to press pause for half an hour. On those days when everything feels child-related, and what is not seems to take forever, because it always ends up at the bottom of the priority list. Very intense and exausting days lay ahead - probably the best of our lives.
(the passage is transcript from "Motherhood", about a full-time mum raising two kids in a, uhm, challenging environment: not a terrific movie per se, but anything that can offer the opportunity to identify with Uma Thurman for 70 minutes or so might be worth a look)
24.4.11
Easter Egg Hunters
Al pomeriggio siamo stati a casa di John e Agnes, dove avevamo già festeggiato Thanksgiving, e dove dinuovo ci siamo sentiti quasi in famiglia: anche qui c'era una piccola egg hunt organizzata per i piccoli ospiti, e i SB, ormai entrati nello spirito della sfida, erano ultracompetitivi. L'entusiasmo si è un po' raffreddato quando hanno capito che la uova erano vere uova sode colorate, ma poi in cambio hanno ricevuto ovetti di cioccolato, bolle di sapone e adesivi. Durante la cena abbiamo sistemato un po' di scatoloni di giocattoli intorno al tavolo, ma c'erano tante cose nuove da provare che sembrava che i SB fossero più che altro interessati a quello che succedeva in tavola. E, guess what, di dolce c'era il coniglio di cioccolato bianco...
A chiunque passi di qui, l' augurio che per una volta dall' uovo salti fuori qualcosa di bello! Buona Pasqua!
26.3.11
Laundry time
"Oggi è saturday?"
"No."
"Allora possiamo andare noi a trovare papà al lab!!"
"Eh. Non vedrà l'ora."
"Cos'hai detto?"
E' così che ti ritrovi nella laundry room, con l' amica J anche lei mamma di un unenne, occhi a puffo e sorriso arcigno, gongolanti per essersi accaparrate le ambite lavatrici&asciugatrici del sabato mattina. Davvero, ci si aggrappa a tutto.
16.3.11
Sanità ullallà
Verdun e Pierrot nascono e crescono a Londra, in balia di un sistema sanitario pubblico che a leggere i titoli del Sun sarebbe in bancarotta da vent' anni; è probabile che sia un'esagerazione, ma di sicuro il proverbiale british understatement viene applicato con una certa spietatezza, anche sui piccoli. Dal parto
Così. Io non sono mai stata visitata da un dottore inglese, per dire, neanche durante le gravidanze che sono del tutto affidate alle temibili midwives. Il medico della mutua ha visto i SB un paio di volte, dove "visto" va inteso non come visitato, ma nell' accezione "dato un' occhiata da sopra il computer in cui stava inserendo i dati, intimando di non ripresentarsi se non fosse successo qualcosa di palesemente grave".
Poi ti trasferisci ad appena settemila chilometri, e sbatti il naso contro l' estremo opposto. Sbarchiamo negli States ad Ottobre e facciamo l' assicurazione medica: una mezza scommessa sulla salute
Poi, domenica scorsa, l' incidente: Pierrot ha qualcosa nel pollice della manina, una scheggia o un pungiglione. La togliamo e il problema sembra risolto, finchè stamattina non si sveglia con il pollice gonfissimo e giallo fosforescente. Ogni tentativo di esaminargli l' arto viene respinto con un ringhio, interpretabile come "Strega! Non azzardarti a toccarmi la manina!".
Rassegnati alla scarsa cooperazione materna, gli hanno prescritto un antibiotico. Si sono un po' insospettiti quando ho dichiarato di non sapere se Pierrot fosse allergico a qualcosa, perchè l' antibiotico non l' ha mai preso - neanche Verdun, a dirla tutta: abbiamo sempre aspettato che passasse, per evitare le occhiate patetiche del british practitioner.
Alla fine abbiamo pagato venti dollari e siamo tornati a casa, con l' antibiotico e la pomata magica, e la promessa di tornare tra due giorni per controllare l ossigeno.
Conclusioni? Pro e contro, di qua e di là del pond. L'ideale sarebbe la cara vecchia via di mezzo, apparentemente irrealizzabile.
2.3.11
Signor Nonno
Mentre traffichiamo, racconto ai Signori Bambini di quando mio nonno mi ha portata a scegliere un regalo per il mio complenno numero sette: in un negozio di giocattoli che ricordo enorme, avevo visto un coniglio bianco della trudi, ma non avevo detto niente perchè temevo che costasse troppo. "E noi non lo diciamo a mamma", aveva detto mio nonno, leggendo quel desiderio in uno sguardo. "Fin quando non ti stanchi, tu sei un bambino coi capelli bianchi", diceva una hit dello zecchino d'oro dell'epoca: mio nonno sembrava sapere bene cosa volesse dire essere piccoli. Ho gli occhi lucidi, ma sono lacrime agrodolci: c'è il ricordo ancora vivo dell'eccitazione e della gioia pura per quel regalo eccezionale, il senso profondo di gratitudine per avere avuto vicino una persona tanto sensibile, e la tristezza per non poter essere più vicina, almeno oggi, anche solo a far finta che non sia un giorno speciale.
Tra una foto e l' altra, novant' anni di vita. Mio nonno vive nella casa in cui è nato, e di quella casa dove ho passato tante giornate ho dei ricordi molto cari. In quella casa io e mio nonno abbiamo giocato insieme all' autobus, rannicchiati sotto il tavolo del salotto. Abbiamo letto ad libitum le storie dei sette capretti e della rapa; ha inventato apposta per me e i miei fratelli le storie dei tre orsetti. Abbiamo guardato il Mago Pancione e Là sui monti con Annette. Abbiamo fatto insieme le divisioni in colonna e i cruciverba del Giornalino. E quando sono cresciuta, negli anni in cui la vita sembrava irrimediabilmente intricata, nella casa di mio nonno ho sempre trovato un'oasi di serenità.
27.2.11
Epiphanies
19.2.11
Born to be Abramo
Interviene il fratello grande, cinque anni, prima elementare:
9.2.11
Star Wars
Questo è chiaramente un post automotivazionale, a promemoria del fatto che ormai anche Pierrot avrebbe superato la fase "pastina in brodo" da un pezzo, anagraficamente parlando, e solo la mia pigrizia e le mie psicosi da soffocamento (qui conosciute come chocking issues, che dà subito quel tono di serietà) continuano a farmi rimandare il passaggio a una pastasciutta decente. Passaggio a cui peraltro il pargolo sarebbe prontissimo, dato che finite le stelline si lancia come un avvoltoio sugli spaghetti del commensale più vicino. Non ce la posso fare. Lo svezzamento è un altro di quegli elementi abbastanza cruciali dei primi anni di vita dei Signori Bambini che avrei serenamente delegato a Maria Dolores, la mia nanny sudamericana immaginaria. E invece.
C'è di buono che i SB non si lamentano quasi mai, basta ci sia qualcosa nel piatto. Hanno gusti semplici, modo elegante per dire che sono due fogne. Abituati alla mia cucina, che potremmo definire very basic, ogni volta che andiamo a una festa o a fare merenda da un amichetto finisce che gli altri bambini giocano da mezz' ora mentre loro sono ancorati al tavolo, e piangono disperati se mi azzardo a portarli via prima che abbiano assaggiato tutto. Gli sguardi delle altre mamme altalenano tra l'invidioso e il preoccupato. Io vorrei attaccarmi un cartello con scritto: "Non è che a casa digiunino!". Beh, molto raramente comunque.
2.2.11
Groundhog Day
Comunque, pare che oggi in Pennsylvania, residenza della marmotta in questione, ci fossero cielo coperto e -35 gradi sottozero, perciò Phil non ha visto nessuna ombra e dovremmo aspettarci una primavera imminente.
Il giovane Pierrot sta patendo un po' più freddo del solito a causa della recente tosatura: aveva i capelli sempre sugli occhi, e ho pensato piuttosto che strabico, meglio un taglio approssimativo. Un' idea infelice: il risultato ricorda Ringo Starr agli esordi. Buon proposito per il nuovo anno cinese: se mi capitasse di nuovo di pensare di essere in grado di tagliare i capelli ai miei figli, ripensarci immediatamente. Buon anno del coniglio!
26.1.11
Col sapor di cioccolato rende il latte prelibato (continued)
Ma c'è dell'altro. Come accennato nel mezzopost precedente, Pierrot non manca mai di ricordarci della sua esistenza con una certa puntualità, tra le quattro e le quattro e cinque di notte, andrebbe ribattezzato Big Ben. Urla come un disperato, finchè non appoggia la testa sul mio cuscino: allora smette istantaneamente e lo si può notare sghignazzare dietro il ciuccio mentre fa finta di dormire. Roba che uno non riesce neanche ad arrabbiarsi: il più delle volte viene da ridere anche a me. Ora, per far svegliare tua mamma alle quattro e poi farla ridere devi essere un elemento abbastanza simpatico, e lui è, indeed.
Si adatta a qualunque regola pur di giocare con la sorella. Quando lei esagera tenta di scalparla, ma succede raramente più di tre o quattro volte al giorno. Verdun ha la meglio, ma non durerà ancora per molto. Pierrot è forte e infaticabile, e soprattutto non ha ancora afferrato bene il senso del pericolo. Si arrampica dappertutto; cerca di infilare le dita nelle orecchie ai cani; prova a fare saltelli sul posto finendo sempre per cadere all'indietro, dando delle craniate allucinanti sul pavimento, senza peraltro battere ciglio. Alla sua età Verdun camminava solo in salita perchè in discesa non riusciva a frenare bene; lui invece si butta sulle discese a braccia spalancate, immancabilmente rotola, e quando si rialza prima di tutto ti guarda per controllare che non ti sia spaventata; si batte una manina sul testone, e riparte, sempre di corsa.
Il mio omino sempreinpiedi.
24.1.11
Col sapor di cioccolato rende il latte prelibato
Forse proprio perchè li guardo tanto da vicino, mi sembra che stiano crescendo con una rapidità allarmante: ecco allora un post di aggiornamento in due tempi, per niente esaustivo, ovviamente, ma tanto per dare un idea. Cominciando dalla vecchia Verdun.
(to be continued)