30.6.10
3 is a magic number
29.6.10
"Home ripening"
Il vero Londoner mangia la frutta solo per via dell' imperativo morale dei 5-a-day; o perchè, solo recentemente, ha capito che la patata non può soddisfare in toto il fabbisogno vitaminico di un uomo; o perchè ha letto qualche volantino allarmistico dell' NHS o un ritaglio del Sun sull'aumento dei casi di rachitismo nella lovely.
Fatto sta che nessuno mangia la frutta perchè è buona, per piacere: infatti, la frutta a Londra è praticamente insapore.
Raccontavo come nell'agriturismo toscano i Signori Bambini avessero fatto alcune scoperte del tipo: le albicocche crescono sugli alberi, sciolte, anzichè germinare spontaneamente in eleganti vaschette sugli scaffali di waitrose.
Inoltre, chi l 'avrebbe mai detto, esistono diverse fasi nella vita di un'albicocca: verde, matura, marcia. E non hanno tutte esattamente la stessa grandezza, ce ne sono di grandi e piccole: per spiegare l'aspetto rivoluzionario di questa osservazione, ci tocca tirare in ballo ancora una volta Mr waitrose, che vende albicocche di pietra, tutte identiche, nello steso stato di pre-maturazione destinata a non realizzarsi MAI.
Le vaschette di frutta sono infatte taggate da un cartellino che reca l'ambigua scritta "Home ripening": letteralmente "matureremo a casa", praticamente "non solo appariamo come frutta di carta, ma sappiamo proprio di carta. Esiste in effetti una remota chance che una di noi maturi nella tua cucina. Ah-ah. Good luck about that."
Suppongo ci siano dietro ragioni prettamente economiche, dato che "congelando" la frutta in questo stato di non-maturazione vuol dire farla marcire solo molto tardi, e buttarne via meno. Chissà come fanno: la frutta in questione è importata quasi tutta dal sudafrica, dove, come conferma l'amica Mercia di Johannesburg, la frutta è più dolce della cioccolata. I conti non tornano.
L'alternativa ci sarebbe, si chiama Whole Foods, una catena americana di alimentari che ha aperto una sede a Londra - credo l' unica in Europa- un paio d' anni fa: fare la spesa da whole foods è un'esperienza trascendentale. E' tutto perfetto, profumato, pulito, organizzatissimo: c'è l'esperto dei formaggi, l'amico della frutta, il consigliere dei salumi; tutti sorridono come se pagassero per lavorare lì. Purtoppo qui invece i conti tornano benissimo, e il whole foods londinese (a differenza di quello americano), è inaccessibile per le nostre tasche, come del resto per quelle del 99% della popolazione. Solo quando ero incinta andavo apposta a comprare i finocchi, introvabili altrove per metà dell'anno. Ma scaduti i nove mesi, fine delle concessioni (no regrets). Ogni tanto faccio ancora lo stesso un giro a vanvera.
Nello spazio tra una vacanza e l'altra, Verdun si dimentica del doloroso ritorno alla realtà quatidiana: così, tornati dalla Toscana, appena siamo andati al supermercato ha puntato le albicocche locali. Poi, a casa, dopo averne addentata una , mi ha guardata storta e ha dichiarato:
"No aplicot 'etta!"
Come darle torto.
23.6.10
Pinocchietti
Sei giorni in eremitaggio, senza cellulari, internet, nè recapiti di nessun tipo, lasciando a casa tensioni e preoccupazioni sul futuro, che in questo periodo a volte prendono la meglio. Ci ha fatto molto bene, a tutti e quattro.
Io ho vissuto la mia esperienza mistica nella biblioteca della Fondazione Collodi, dove una bibliotecaria slightly over-enthousiast, suppongo per il fatto che non ci sia grande viavai, ha tirato fuori dagli scaffali prime edizioni di tutta la letteratura infantile italiana post-unitaria, corrispondenza originale di Collodi, saggistica e critica su Pinocchio degli ultimi centocinquant'anni ...
I nostri Signori Bambini, come sempre, mi hanno stupita per la loro fantastica capacità di adattamento e per il loro sguardo sempre attento ed entusiasta.
In questa vacanza si sono scoperti naturalisti, e hanno fatto lunghe passeggiate nel bosco, nell' uliveto, nella vigna. Il giovane Pierrot era mesmerized dalla luce e dai colori, molto piu vividi di quelli a cui è esposto a Londra. Verdun ha scoperto che la frutta cresce sugli alberi, ha annusato fiori che profumavano sul serio, ha assistito al suo primo temporale con tuoni e fulmini.
Approfittando di una pausa tra un acquazzone e l' altro, una mattina abbiamo fatto una passeggiata lunga lunga in mezzo ai boschi per arrivare al Parco di Pinocchio , che è il genere di oasi pensata davvero per bambini di ogni età - una sorta di giardino botanico solcato da diversi sentieri attraverso cui ci si imbatte nelle statue dei personaggi del libro.
Mi ricordo di quando era mio padre a raccontarci le avventure di Pinocchio: gli piaceva particolarmente quella del campo dei miracoli, suppongo per la morale "i soldi non crescono sugli alberi", leitmotiv di una vita. Mi piace intravedere un filo tra la ricerca per la tesi e quelle avventure ascoltate con gli occhi mezzi chiusi, e pensare che un giorno anche i SB potranno trovare ispirazione nel ricordo di una storia raccontate a bassa voce, appena prima di dormire.
15.6.10
Fauna londinese
Verdun ha paura dei cani: quando ne vede uno si irrigidisce e vuole essere presa in braccio a tutti i costi. Temo che abbia percepito la mia ostilità nei confronti della specie canina; a dire il vero, non serve essere proprio dei sensitivi, considerando che quando vedo un cane in genere cambio compulsivamente marciapiede rischiando di essere asfaltata, io, phil&ted e pargoletti. Imputo tutto a un bassotto che mi ha morsa quando avevo quattro anni: mi piacevano i cani, all'epoca, mi ero avvicinata per fargli una carezza. Se non altro, Verdun non corre rischi.
La pargoletta ha anche paura degli scoiattoli. Fa un po' ridere letta così, ma va detto che a Londra gli scoiattoli non sono molto child-friendly: intanto, sono enormi, più che cip e ciop sembrano pantegane con la coda; se si alzano sulle zampette posteriori sono praticamente alti come Verdun.
A Verdun non piacciono neanche i piccioni, ma dato che sono significativamente più piccoli di lei fa la spavalda, e (finchè non si avvicinano troppo) proclama con convinzione: "Pigeon! Go away!", e poi fa la mossa del kung fu panda.
Più ermetica è stata la manifestazione di un'altra fobia.
"Verdun, tutto bene?"
"Bi"
"Vuoi dire Si?"
"No, ti. Bi!"
Il genere di conversazione di avrebbe ispirato Mel Brooks.
Siamo in partenza per una breve vacanza nell' entroterra toscano, giustificata da fini accademici - ricerca sulla mia tesi su Pinocchio. Cinque giorni in agriturismo, proprio di quelli in mezzo alle vigne e ai frutteti: probabilmente, la cosa più british che abbia mai fatto. Si prevedono sole, secchezza e animali veri, tre cose con cui i SB hanno scarsissima familiarità. Speriamo in bene!
13.6.10
Dog
Oggi, dopo avere trafficato da sola per buoni dieci minuti mentre io intrattenevo Pierrot, arriva ad annunciarci:
"Verdun, l' unica interpretazione possibile di queste quattro parole in croce è che il cane sta portando l' alligatore ai giardinetti. Riformula, please."
"Ti, ti! No bu-gia me. Guadda!"
In effetti pareva proprio che Dog avesse deciso di sfidare le temperature novembrine della british summer per far sgranchire le gambe al coccodrillo (mi ha ricordato una scena della Carica dei 101 che ho visto l' ultima volta almeno vent'anni fa - potere ipnotico di Walt Disney).
Comunque, ho deciso che il vecchio Dog si merita un post - qualunque oggetto animato o inanimato che riesca a intrattenere Verdun per dieci minuti se lo merita, ma lui un po' di più.
Le è stato regalato per il battesimo, quando lei aveva sei mesi, da amici di miei suoceri che non so neanche che faccia abbiano. Per Verdun è stato amore a prima vista; io, viste le dimensione, l' impossibilità di lavarlo per via dei meccanismi elettronici (la bestia parla e canta improbabili versioni italiane di nursery rhymes inglesi), e la generale inutilità di giocattoli così elaborati per una donnina di sei mesi, l' ho imediatamente catalogato come Ciapapuer, ed è stato abbandonato a casa dei miei, 'che già la ryan fa imbarcare solo dieci kg, dove me lo metto il cane parlante.
Quando però siamo tornati a trovare i nonni qualche mese dopo, Verdun era in grado di esprimere la propria volontà, così abbiamo dovuto portarlo a Londra. Io ero molto scettica, pensavo che se ne sarebbe dimenticata prestissimo.
Macchè.
Contrariamente a tutte le previsioni, Dog è diventato il suo giocattolo preferito in assoluto.
C'è stato il periodo "Parla con Dog", in cui Verdun non spiccicava parola con nessuno, ma con lui aveva delle lunghissime conversazioni monosillabiche, con pause, domande e tutto.
E' seguita la fase "Chiedilo a Dog", in cui la bestia veniva interpellata per ogni decisione, del tipo:
"Verdun, dove vuoi andare oggi pomeriggio, giardinetti o biblioteca?"
"Dooog! 'Etti o aibrary?" (Dog poteva metterci fino a dieci minuti a raggiungere un verdetto. Rather frustrating, sul lungo termine)
Quando ha iniziato a rendersi conto che la stessimo sgridando, Dog è diventato lo scaricabarile d' eccezione:
"Chi ha buttato il giornale nella spazzatura? Non l' avevo ancora aperto!"
"No me, Dog."
Quando poi ha capito di essere poco credibile ha smesso di usarlo come capro espiatorio, ed è diventato l'oggetto transfer. Ad esempio, appena arrivata a casa dalla nursery lo cacciava in un angolo della casa e blaterava per cinque minuti in tono decisamente dispotico- monologhi che si concludevano sempre con "Say sorry!" o "Share, okay? OKAY?" (se non altro, uno impara un sacco a proposito delle pratiche educative dell'asilo).
Poi è arrivato Pierrot, e Verdun ha trovato un nuovo oggetto su cui proiettare tensioni, più interattivo diciamo.
Dog ha ormai due anni e mezzo, che per un pupazzo fisher price equivalgono a duecentocinquanta anni umani. E' sporco da far paura, affetto da mutismo da pile scariche, ridotto a portare a spasso l'alligatore come un Crocodile Dundee sul viale del tramonto. Ma Verdun non desiste, Dog è unico e insostituibile. Ci toccherà portarcelo negli States? No way.
10.6.10
Appendix
Tento di chiarirmi un po': quello che auspico non è una "quota mamma" per i datori di lavoro. Io non mi sento migliore di nessuno solo perchè ho due figli; una versione migliore di me stessa, però, si. Tra le altre cose, la loro presenza mi ha resa piu serena, più concentrata, mi ha aiutata a stabilire delle priorità da mantenere - o forse sto solo invecchiando :)
E' anche vero che questo genere di qualità si conquistano in tanti modi, essere genitore è solo uno - alcuni fortunelli NASCONO addirittura così! (tipo H)
Quello con cui mi piacerebbe avere a che fare sarebbe un mondo del lavoro dove, ad esempio, eventuali "buchi" professionali nel curriculum dovuti a tempo preso per dedicarsi alla cura di una persona (non necessariamente una PICCOLA persona: il lavoro di chi si prende cura degli anziani, per esempio, è ancora più sottovalutato, purtroppo) non vengano considerati come vacanze dall' ipotetico datore di lavoro; o dove il part-time non sia visto come una richiesta spudoratamente egoistica, ma come una necessità; o dove chi non fa a gara a chi esce più tardi per cercare di fare un lavoro decente anche come genitore non sia visto come l'anello debole; e così via, utopizzando...
7.6.10
Mundial
Questo viaggio allucinante ebbe poi diversi risvolti positivi: ad esempio, adesso posso simpatizzare più facilmente con le colf moldave; inoltre, quella sera l' Italia vinse i mondiali, perdipiù contro la France, e, insomma, valeva la pena esserci. A dirla tutta, quella notte entra a pieno titolo tra le cinque più emozionanti della mia vita, insieme a quelle in cui sono nati i pargoletti, e un paio d'altre.
Ora, mi informa mio fratello, che è molto più esperto in materia di me, che questa volta abbiamo una squadra parecchio più scarsa.
Sarà. Se non altro, sono brocchi eleganti: magari un po' tamarri, in Dolce e Gabbana, ma comunque abbastanza stilosi.
Soprattutto, ad esempio, se messi a confronto con la nazionale inglese, che sfoggia una divisa marca Mark & Spencer. M&S è un supermercato: se la spacciano parecchio, alzano i prezzi, ma rimane un supermercato, dove trovi le magliette a due metri dai peperoni. In pratica, è come se Buffon si fosse presentato con il completo firmato Esselunga.
Persino il povero Capello ("don" Capello, come lo chiamano qua) aveva un'aria un po' abbattuta, nella foto ufficiale. Non che normalmente sfoderi un 'espressione particolarmente entusiasta, ma sembrava più torvo del solito.
Va detto però che qui in Inghilterra più che sui calciatori l' attenzione è focalizzata sulle WAGS, le Wives And Girlfriends: capotribù Victoria Beckam , vice la moglie di Rooney, le altre a seguire, non facili da distinguere.
Le wags sono facilmente identificabile da alcune caratteristiche:
.hanno un marito/fidanzato calciatore
.è in vendita un profumo con il loro nome
.è in vendita una loro autobiografia - il fatto che alcune di loro non abbiano ancora compiuto ventitre anni non fa alcuna differenza
.appaiono con allarmante frequenza su testate giornalistuiche del calibro di hello o closer
.nonostante i vestiti fighissimi, la chirurgia plastica, i viaggi in giro per il mondo, non riescono a togliersi di dosso un non so che di irresolubilmente insipido. "You can take the girl out of Liverpool, but you can't take Liverpool out of the girl", direbbero da queste parti. "Gnà fanno", direbbero altrove.
Insomma, vada come vada, in materia di stile Italia batte Inghilterra 1000 a zero.
E adesso, avanti con le cose serie: let the show begin!
2.6.10
Il cervello di mamma
Il mio percorso è un po’ diverso, perché avendo sempre lavorato con bambini – come insegnante, istruttrice di nuoto, babysitter, organizzatrice di feste di compleanno da Mc Donalds – yes, yes!) certe attitudes and skills erano gia presenti in partenza – almeno sul curriculum : )
Ho comunque un' esperienza molto positiva in merito, che ho voglia di raccontare e di non dimenticare.
Freschissima di laurea ho iniziato a cercare lavoro. Non avevo scritto sul cv di essere mamma. Non saprei dire perchè, ma l'avevo omesso.
Durante la terza intervista è saltato fuori, in modo del tutto non programmato.
Da lì abbiamo iniziato a parlare di come la forte presenza di bambini renda questa città un posto migliore, più allegro e vivibile, e di che tipo di vantaggi e svantaggi possano trarre i piccoli dal crescere in una metropoli. E di cosa possa rappresentare la scuola in una realtà come questa, come dovrebbe equipaggiare i propri alunni, quali dovrebbero essere le priorità.
E' andata a finire che sono stata assunta il giorno stesso, con contratto a tempo indeterminato, come insegnante in Year 1, proprio l' età a cui miravo.
Sono abbastanza sicura che Mrs M., la mia direttrice, mamma anche lei di tre ormai grandi, abbia valutato positivamente l' idea che avessi sulle spalle la responsabilità di crescere una figlia, con tutta la gioia, l' ansia, la frenesia e le abilità acquisite di cui sopra che questo comporta.
Le buone sensazioni che avevo avuto durante il colloquio sono poi state confermate, e, con qualche inevitabile ups and downs, la scuola si è rivelata un buon posto dove lavorare, sia in termini di rapporto con la staff che con i bambini.
Ecco qua: mi piace pensare le cose si stiano muovendo in questa direzione, in Inghilterra, in Italia, altrove. So che in realtà il riconoscimento dell'identità di genitore come un valore aggiunto sul mercato del lavoro è un traguardo ancora lontano, ma è importante che si diffonda piano piano una presa di coscenza in merito, sia da parte dei datori di lavoro che degli impiegati.
Questo post nasce anche dal fatto che in questo periodo stiamo dicendo addio a una serie di cose : dimissioni dalla scuola, chiusura del contratto con la nursery. Il trasferimento negli States è ormai sempre più reale e vicino, e comincia a prendere forma attraverso queste rinunce, questi piccoli addi: sono giorni un po’ malinconici, carichi di dubbi, nostalgici a priori. Ci sono già passata, cinque anni fa: spaventa, e poi passa. Don’t think twice, it’s all right.