21.12.13

Today is my cake





"Today is my cake. I'm five".
"Ma, veramente a me risulta che tu sia two."
(Con sorriso accondiscente e pacca sulla spalla) "I think five."

Convinto di avere cinque anni e ultrastimolato dal martellamento continuo dei fratelli, Tilou si comporta di conseguenza. Parla come un treno, conta fino a dieci in inglese e in italiano, sempre saltando l'otto, e corre piu' veloce che puo', in genere per scappare da qualcuno. 
Ha imparato Joy to the world, Oh come all ye faithful e  Silent night. Davanti alla palese assurdita' dei testi, li ha cambiati per dargli un senso ("Sleepyhead in peeeeace, sleepyhead in peace...")
Risponde a provacazioni e domande retoriche con un certo aplomb misto a prematuri atteggiamenti adolescenziali, che mi fanno temere il peggio per il futuro ("Perche', perche' sei saltato nella pozzanghera senza stivali?"  "Becozz.")

Per fortuna ogni tanto si ricorda anche della sua eta' effettiva. Allora armato di ciuccio, orso Pooh e tigre Spinoza si attacca alle gambe del primo adulto con le mani libere offrendo coccole e smancerie: "Do you need a kiss?"
Le stategia ruffiana funziona al 100%: si fa voler bene da tutti, sconosciuti compresi. Mi fanno notare quanto sono fortunata, ma non serve. Me lo ricorda lui ogni volta che lo vedo. Buon compleanno, Tilou!


(nelle foto il festeggiato e' impegnato a costruire lanterne natalizie a casa degli amichetti tedeschi, e poi in una gara a chi riesce a mettersi in bocca piu' cookies contemporaneamente - un talento naturale)


6.12.13

Amico mio, permetti una domanda...

... sai gia' che io domani parto per l'Olanda?

No, seriamente. Non proprio domani, ma tra un mese. H ha trovato un nuovo postdoc o qualcosa del genere ad Amsterdam a partire da gennaio. Appare piu' allegro di quanto lo abbia visto negli ultimi tre anni.
Noialtri quattro stiamo raccogliendo baracche, burattini e soprattutto il coraggio per cambiare di nuovo continente, per una destinazione tecnicamente piu' vicina all' Italia. In pratica, per qual che so di cultura e lingua olandese, potremmo pure andare a vivere in Cina.

Lasciare Los Alamos e' difficile. Ho il mal d'America preventivo. Probabilmente l'ultima filoamericana del globo, mi sono affezionata molto a questi posti, un po' per l'oggettiva bellezza naturale, ma soprattutto per i tanti amici che ci sono stati vicini in questi anni. Si spera che ci saranno nuovi amici, ma le persone incontrate qui manterranno davvero un posto speciale. L'accoglienza, la generosita' e la curiosita' con cui siamo stati accolti sono lezioni che spero davvero di riuscire a fare mie e di insegnare ai miei figli. 

Ci sara' molto che gli fara' spalancare gli occhi ad Amsterdam. Da lontano, appare come una citta' davvero ricca di storia, diversita', e di matti. Potenzialmente, un buon posto per crescere e per aprirsi al mondo. 
Due cose mi terrorizzano. Uno: il tempo, apparentemente very London-like. Due: la lingua. Al  momento ho messo da parte ogni considerazione personale per concentrarmi sui SB. Spero che la scuola olandese non sia troppo traumatica. Soprattutto per Verdun, che piu' dei fratelli si rende conto che dovra' salutare le sue amichette per sempre, che non potra' partecipare al concerto della scuola, che i suoi nuovi compagni non parleranno inglese. So che la aiuta l'idea che anche Pierrot sara' a scuola, perche' le elementari in Olanda iniziano a quattro anni. Sebbene ignaro di cosa lo aspetti, il suddetto Pierrot ha aspettative grandiose. Tutta Los Alamos, bus driver e barber compresi, sanno che comincera' ad andare scuola a "Damsterdamp".

Intanto, ci aspetta un capodanno in motel ad Albuquerque con cenone alternativo al Mc, in attesa di imbarcarsi il primo gennaio. I Signori Bambini, dopo essersi accertati che anche i loro giocattoli saranno spediti in Olanda, appaiono eccitatissimi all'idea: fantasticano su cosa ci sara' nella busta-bambini della KLM e sul contenuto dal vassoio della cena. Non vedono l'ora di vedere i canali, lo zoo e i negozi di formaggi, e  la casa nuova che non abbiamo ancora trovato. Si affidano a me e H con una fiducia che, per quanto ovvia, mi sorprende sempre, e mi carica di responsabilita' ma anche di voglia di fare, di vedere, di conoscere. Damsterdamp, stiamo arrivando.